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Oncoematologia: assistenza psicologica a paziente e famiglia

Durante il percorso della malattia è fondamentale ricevere il supporto dello psicologo all'interno della struttura ospedaliera 

Nell'ambito del percorso evolutivo la malattia oncologica minaccia la crescita del bambino e dell'adolescente.

Tra i fattori che mettono a rischio la normale crescita psicologica dei bambini e dei ragazzi c'è il cambiamento del comportamento dei genitori che a volte possono diventare iperprotettivi e/o eccessivamente permissivi, con il rischio di confonderli e disorientarli.

Nel bambino piccolo la malattia è legata a sensazioni corporee e dunque il contatto fisico è la principale fonte di rassicurazione.

Crescendo, in particolar modo in adolescenza, l'impatto diviene più complesso e si può creare una condizione di precarietà che può essere vissuta come un attacco ai propri progetti e al proprio futuro. Ciò può causare reazioni negative: rabbia, solitudine e congelamento delle emozioni, che vanno comprese e capite.

Il bambino e l'adolescente affetti da tumore oltre a sperimentare dolore fisico, dovuto sia alla malattia che agli esami medici ai quali devono sottoporsi, si vedono anche "aggrediti" da elementi esterni, come ad esempio il CVC (catetere venoso centrale) utilizzato per la somministrazione di farmaci.

Il trattamento chemioterapico presenta effetti collaterali come anemia e infiammazioni delle mucose, inoltre induce trasformazioni somatiche rilevanti, a partire dalla caduta dei capelli fino all'aumento o alla perdita di peso, che possono influire sulla costruzione della propria identità.

La cura è impegnativa e necessaria, quindi non consente di scegliere.
In particolare l'adolescente, che già vede il suo corpo cambiare, è soggetto, a causa delle cure, ad ulteriori stress.

Anche nei casi meno problematici possono svilupparsi senso di imbarazzo, eccessivo pudore, se non vergogna per questa fisicità che segue ritmi diversi da quelli che il ragazzo si sarebbe aspettato.

Il supporto psicologico mira a sostenere il processo naturale dello sviluppo anche in presenza della malattia promuovendo le normali tappe dello sviluppo e riconoscendo  specifici bisogni dello stesso durante il percorso di cura.

Ricevere una diagnosi di malattia grave che riguarda il proprio figlio è un evento traumatico che mette alla prova l'equilibrio del paziente e dei genitori, i quali sentono emozioni simili a quelle che si provano in un lutto (shock, negazione, tristezza, rabbia, disperazione e confusione).

Tali sentimenti possono avere effetti negativi sulla capacità di sostenere in modo adeguato il proprio figlio e necessitano di comprensione ed elaborazione.

Il supporto psicologico ha inizio già in questa prima fase: genitori in grado di assimilare la diagnosi saranno a loro volta in grado di aiutare il figlio ad affrontare la malattia, le cure, a volte invasive e dolorose, e i cambiamenti di vita ad esse associati.

Ciò può influire positivamente sul decorso della malattia, poiché aumenta le risorse alle quali il bambino può attingere per farvi fronte.

In collaborazione con il personale medico, si sceglie come comunicare al bambino la notizia della sua malattia e come spiegargli il percorso di cura al quale si dovrà sottoporre.

Tutto ciò tenendo presente la sua età, il suo sviluppo psichico e la sua cultura di riferimento. In questo processo saranno coinvolti i genitori in quanto esperti del proprio figlio.

Gli psicologi offrono colloqui di sostegno ai genitori e al bambino/ragazzo, nel momento della diagnosi e durante il percorso di cura, con particolare attenzione a momenti delicati come interventi, trapianto, ricadute, complicanze e fase terminale.

Il lavoro degli psicologi accompagna il paziente e la sua famiglia anche nel graduale e non semplice reinserimento nella vita quotidiana.

In questo senso è possibile usufruire della consulenza psicologica anche nel periodo caratterizzato dai controlli in Day Hospital, periodo che coincide con il graduale rientro a scuola e di maggiore socializzazione tra i suoi coetanei e amici.

A seconda delle diverse esigenze gli incontri con gli psicologi possono essere individuali, di coppia, familiari - siblings compresi - in spazi di gruppo. Ciò dipende dalla valutazione dei bisogni delle persone e può variare in base al percorso emotivo che i pazienti ed i loro familiari affrontano.

Sono state condotte, ad esempio, esperienze di incontri di gruppo con i genitori dei bambini e ragazzi ricoverati, all'interno dei quali i genitori hanno espresso e condiviso con altri genitori emozioni, vissuti e pensieri sulla malattia del proprio figlio.

Inoltre da alcuni anni, attraverso il progetto adolescenti, viene dato spazio e attenzione ai bisogni e necessità propri dell’adolescente nelle diverse fasi, al fine di consentire loro una maggiore inclusione nel processo di cura e uno sviluppo personale e relazionale.

Rispetto a specifiche necessità vengono realizzate valutazioni neuropsicologiche e di sviluppo, attraverso uno screening che accompagna il paziente dalla diagnosi e durante i trattamenti, come accade per i bambini affetti da patologie del Sistema Nervoso Centrale.

Lo psicologo accoglie e sostiene i genitori ed i pazienti nel processo di elaborazione, obiettivo che si raggiunge attraverso il coinvolgimento di tutto il reparto e la collaborazione delle diverse figure professionali che ruotano intorno alla famiglia.

Particolare attenzione viene prestata al lavoro con il personale impegnato nella cura, a diversi livelli. Vengono svolte regolari riunioni con medici e infermieri, all'interno delle quali si discutono situazioni e possibili problematiche per favorire un approccio completo e cercare la soluzione migliore per ogni paziente.

Gli incontri, inoltre, offrono l'occasione per uno scambio professionale e umano.
Anche il personale volontario e gli assistenti ludici che prestano la loro preziosa opera presso il Dipartimento e le case di accoglienza, sono coinvolti in incontri con gli psicologi.

Il lavoro con gli operatori, in qualunque ruolo essi operino all'interno del Dipartimento, permette loro di avere uno spazio di "decompressione" dei vissuti legati al rapporto con il bambino malato e previene il burn-out, ovvero un eccessivo stress lavorativo. Sono altresì previsti momenti interni al gruppo degli psicologi, di riflessione, verifica e discussione dei casi.

 

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  • A cura di: Domitilla Elena Secco, Cristiana De Ranieri
    Unità Operativa di Psicologia Clinica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 09  Gennaio 2023 


 
 

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