
L’osteocondrite dissecante è un disturbo dell'apparato scheletrico che coinvolge le articolazioni, che può verificarsi negli adolescenti e nei giovani adulti.
La condizione è più comune nei maschi rispetto alle femmine (rapporto di circa 2:1) di età compresa tra 10 e 20 anni, soprattutto quelli che praticano sport di contatto o ad alto impatto che comportano stress ripetuti sulle articolazioni. Generalmente monolaterale, può presentarsi bilateralmente nel 25% dei casi.
L'articolazione più colpita è il ginocchio, in particolare il condilo femorale mediale (una delle due protuberanze che si trovano sull'estremità inferiore del femore), mentre sono colpiti dall’osteocondrite dissecante meno frequentemente la caviglia (osso astragalo o talo), il gomito (capitello del radio) e la spalla (fossa glenoidea della scapola).
Non vi è una causa specifica, è probabile che l’osteocondrite dissecante possa dipendere da cause meccaniche, infiammatorie, da un carente afflusso di sangue (ischemia) o da un’alterazione congenita, almeno in parte su base genetica. Molto probabilmente questi fattori agiscono in combinazione.
L’effetto di sollecitazioni microtraumatiche ripetute, tipiche degli atleti, portano a una frammentazione di una parte di cartilagine e dell’osso che ne è a contatto (osso subcondrale), con conseguente ridotto afflusso di sangue per cui le cellule del frammento osseo muoiono (osteonecrosi).
Questo frammento osseo può separarsi parzialmente dalla cartilagine articolare sovrastante e rimanere nella posizione originale, sia pure in modo instabile, oppure può separarsi completamente e diventare così un corpo libero articolare, causando un’infiammazione della membrana sinoviale che ricopre l’articolazione e, di conseguenza, blocchi articolari.
Esordisce principalmente con dolore articolare, che può variare in base all'estensione e alla localizzazione e tende a peggiorare con l’attività fisica come camminare, correre o salire le scale.
Con il tempo può manifestarsi limitazione del movimento articolare, con comparsa di blocchi articolari, episodi di gonfiore che tende a peggiorare dopo l’attività fisica e raccolta di liquido infiammatorio all’interno dell’articolazione (idrarto). Se la patologia colpisce le articolazioni del ginocchio o della caviglia il dolore e la rigidità possono causare zoppia. Con l'estendersi della lesione può essere presente rigidità articolare e instabilità.
Se un frammento si è staccato, potrà muoversi all’interno dell’articolazione causando una sensazione di blocco o scatto limitando il movimento e causando dolore.
L’articolazione più frequentemente colpita dall’osteocondrite dissecante è il ginocchio, la sede più comune è il condilo femorale mediale, mentre le lesioni sul condilo laterale sono quelle che più spesso si associano ad instabilità rotulea.

La diagnosi di osteocondrite si basa sulla valutazione clinica e degli esami strumentali.
La radiografia può mettere in evidenza le alterazioni dell’osso o la presenza di un frammento instabile o libero nell’articolazione. Tuttavia, non è in grado di determinare la stabilità del frammento osseo né di valutare le dimensioni della lesione.
La risonanza magnetica (RM) è utile per valutare le dimensioni, la stabilità della lesione e la presenza di corpi liberi intrarticolari. È l’esame più affidabile in quanto altamente specifico e sensibile e indispensabile per una diagnosi certa; utile per controllare gli effetti del trattamento.
Il trattamento dell’osteocondrite dissecante dipende dall’età del paziente, dalla gravità della condizione, dal tempo trascorso dalla comparsa dei sintomi e dalla stabilità della lesione.
Nei giovani pazienti in fase di crescita è abbastanza frequente che le lesioni siano stabili e guariscano spontaneamente con il riposo e il carico protetto, per un periodo di tempo più o meno lungo a seconda dell’articolazione interessata. In alcuni casi l’articolazione può essere immobilizzata temporaneamente per favorire il processo di guarigione. Tuttavia, a volte, il frammento risulta instabile o si può staccare e diventare un corpo completamente isolato, in questo caso sarà necessaria la rimozione per via artroscopica.
Se il frammento è instabile ma ancora si trova nella sua posizione originaria, possono essere utilizzate diverse tecniche chirurgiche come la perforazione subcondrale e/o la fissazione interna con viti bioriassorbibili (viti di materiale che si riassorbe spontaneamente). Se il frammento è grande e deve essere rimosso è necessario procedere chirurgicamente.
Se non diagnosticate e adeguatamente gestite, possono presentarsi alterazioni osteoartritiche (alterazioni croniche delle articolazioni) a esordio precoce. Pertanto, il tempestivo riconoscimento e trattamento sono importanti per ottenere risultati favorevoli a lungo termine.
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