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Sindrome del colon irritabile

Colpisce spesso i bambini in età scolare. Viene tenuta sotto controllo con interventi dietetici, psicosociali e farmacologici 

La sindrome del colon irritabile (SCI) è un disordine funzionale gastrointestinale caratterizzato da dolore addominale associato a un cambiamento nel numero di evacuazioni e/o della consistenza delle feci.

Sulla base di come si modifica il numero delle evacuazioni e la consistenza delle feci, si distinguono due tipi di sindrome del colon irritabile: la variante con stipsi e la variante con diarrea.

La sindrome del colon irritabile colpisce soprattutto i bambini in età scolare (circa il 6%-14% dei bambini e il 22%-35% degli adolescenti) più di frequente manifestandosi "con stipsi", specialmente nelle bambine.  

Attualmente, le cause e i fattori di rischio non sono stati completamente compresi. Tuttavia, la sindrome del colon irritabile è considerata come un disordine non organico, vale a dire che non compromette la struttura anatomica e la funzione di uno o più organi.

Viene piuttosto considerato alla stregua di un'alterazione dell'asse cervello-intestino, in cui fattori psicologici e sociali hanno un ruolo fondamentale. Inoltre, possono contribuire alla sindrome del colon irritabile una dieta squilibrata con scarso apporto di fibre o un eccesso di zuccheri.

La diagnosi della sindrome dell'intestino irritabile viene fatta attraverso criteri ben precisi, denominati criteri di Roma IV, che devono essere tutti presenti per almeno 2 mesi.

Criteri per la diagnosi di sindrome del colon irritabile in età pediatrica:

  • Dolore addominale per almeno 4 giorni al mese, associato a uno o più dei seguenti sintomi: dolore in rapporto con le evacuazioni, cambiamento di frequenza delle evacuazioni, cambiamento di consistenza delle feci;
  • In bambini con stipsi, il dolore non passa anche quando la stipsi si è risolta;
  • I sintomi non possono essere spiegati da un'altra malattia dopo una accurata valutazione medica.

È fondamentale, per la diagnosi, raccogliere attentamente la storia del bambino, ricercando eventuali sintomi di allarme per malattia organica (dolore anche notturno, perdita di peso, sangue nelle feci, febbre, dolori articolari, ritardo di crescita o dello sviluppo puberale, familiarità per malattie croniche), errori nella dieta, eventuali fattori psicologici e sociali.

I genitori possono descrivere il loro bambino come un po' ansioso. Gli adolescenti, a volte, riferiscono un peggioramento dei sintomi durante i periodi di stress emotivo.
Il medico può decidere sulla base della storia e dei dati clinici di richiedere alcuni esami di approfondimento, volti soprattutto a escludere la presenza di una vera e propria malattia.

Essendo un disturbo funzionale, lo scopo di ogni intervento terapeutico deve essere il miglioramento della qualità di vita del bambino.
Il passo più importante è spiegare la diagnosi ai genitori e, se è possibile, al bambino rassicurandoli sull'assenza di una malattia organica, vale a dire di una malattia che possa compromettere la struttura anatomica e la funzione di uno o più organi del bambino. 

I metodi terapeutici principali comprendono interventi dietetici, psicosociali e farmacologici.
Nei bambini che presentano una sindrome del colon irritabile con stipsi, bisogna inizialmente effettuare un trattamento efficace della stipsi con rammollitori fecali.

Soltanto se il dolore addominale continua dopo risoluzione della stipsi, si potrà parlare di sindrome del colon irritabile. 
In caso di evidenti errori nella dieta, si possono effettuare delle modificazioni, introducendo in caso di stipsi un'adeguata quantità di fibre e riducendo l'apporto di lattosio, per ridurre il gonfiore addominale. In caso di diarrea, invece, si può ridurre l'apporto di fruttosio e di altri zuccheri fermentanti e di legumi.

Un altro intervento dietetico, introdotto negli ultimi anni, prevede l'eliminazione di tutti gli zuccheri fermentanti (definiti con la sigla FODMAPs, acronimo inglese che indica oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli).

I FODMAPs sono carboidrati che non possono essere digeriti o assorbiti bene. I carboidrati non digeriti vengono metabolizzati dai batteri intestinali producendo gas in eccesso, che porta dolore addominale, diarrea o stipsi.

Essi sono contenuti in una serie di alimenti come per esempio il frumento, certi tipi di frutta (mele, pere prugne, etc.) e verdura (cipolle, aglio, carciofi, cavoli), legumi (fagioli, ceci, lenticchie, etc.) e in alcuni prodotti a base di latte.

Nell'Europa occidentale, oligosaccaridi e fruttosio sono quelli maggiormente presenti nell'alimentazione dei bambini. La dieta a ridotto contenuto di FODMAPs va effettuata solo su indicazione del medico per un periodo di almeno 14 giorni, estendibile a 8 settimane in base alla risposta clinica.

Gli alimenti dovranno poi essere reintrodotti ad uno ad uno, secondo uno schema ben preciso fornito dal medico, e valutando la comparsa e la frequenza dei sintomi.  
Tra i farmaci utilizzabili nei bambini con la sindrome del colon irritabile vi sono: 

  • Antispastici: agiscono diminuendo gli spasmi della muscolatura intestinale (olio di menta piperita, trimebutina maleato); 
  • Antibiotici: hanno un ruolo ancora controverso ma agiscono sulla composizione della flora batterica intestinale e prevengono l'insorgenza di prodotti batterici che potrebbero peggiorare la sintomatologia; 
  • Probiotici (i più studiati sono il Lactobacillus GG, il Lactobacillus reuteri DSM 17938): agiscono sempre sulla flora batterica intestinale, modificandone la composizione; 
  • Farmaci antidepressivi (Amitriptilina): si possono utilizzare a basse dosi in casi selezionati e che non rispondono agli altri trattamenti. 

In conclusione, non esiste al momento un trattamento efficace per i bambini affetti da sindrome del colon irritabile ed è il medico a dover valutare caso per caso quale strategia utilizzare per migliorare i sintomi gastrointestinali. Fondamentale resta l'approccio psicologico a questo disturbo funzionale, anche attraverso sedute di terapia comportamentale e psicoterapia.


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  • A cura di: Federica Ferrari
    Unità Operativa di Patologia Metabolica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 04  Settembre 2019 


 
 

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