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Allergia respiratoria: la crisi allergica

La prima regola per i genitori quando si presenta uno di questi episodi è: restare calmi! Vediamo come gestirla 

Panico! Anche perché, non sapendo di che cosa si tratta, il genitore ha solo la percezione che il figlio non stia respirando e che gli stia capitando qualcosa di grave.

Normalmente la crisi allergica - ma lo si impara solo dopo - si manifesta con una forte eruzione cutanea oppure con una sensazione di vomito e solo dopo compaiono i problemi respiratori. La prima volta è comunque un trauma, per genitori e bambino.

Una volta compreso con che cosa si ha a che fare, occorre valutare la gravità della crisi. Ovviamente, il parere del medico (anche del pronto soccorso, se occorre) è importantissimo, ma un genitore impara con il tempo a capire se una crisi è facilmente superabile o meno.

A parte i farmaci classici (broncodilatatori e cortisone), la chiave per affrontare la situazione rimane quella psicologica, per tenere calmo il bambino e aiutarlo a superare la crisi anche con esercizi di respirazione, soprattutto stemperando il panico che, inevitabilmente, prende il bambino allergico in quei momenti.

Il genitore si spaventa sempre moltissimo, ma è fondamentale che il bambino non se ne accorga. Bisogna tranquillizzarlo, anzitutto, e dunque occorre, anche se si è molto spaventati (come può accadere), non trasmettere questo stato d'animo al bambino.

Il bambino deve sentirsi protetto da un adulto che, ai suoi occhi, sa sempre quel che si deve fare. Ci sono coppie nelle quali uno dei due genitori può non farcela a sopportare la crisi del figlio e in questo caso è bene che si allontani e lasci intervenire l'altro, che magari è in grado di mantenere il sangue freddo.

Il ritmo del respiro si altera e bisogna imparare a capire quando il susseguirsi dei respiri diventa troppo ravvicinato. Non c'è una regola, ogni genitore lo impara a sue spese.

Certamente il broncodilalatore ed eventualmente il cortisonico per bocca sono il primo strumento al quale si ricorre a casa utilizzando di regola un distanziatore che favorisce una migliore distribuzione del farmaco nelle vie respiratorie.

L'utilizzo del cortisone sublinguale diventa una seconda abitudine che si acquisisce con l'esperienza.

Durante una crisi allergica, il genitore deve fidarsi delle sensazioni del figlio o deve essere lui a prendere la decisione di andare eventualmente al pronto soccorso.

Quando il bambino è molto piccolo ed è alle prese con le prime crisi, deve essere ovviamente il genitore a prendere in mano la situazione e a decidere se è il momento di portare il bambino al pronto soccorso per un intervento medico più completo.

Più avanti, il bambino si rende conto della gravità della crisi e probabilmente sarà lui stesso a segnalare che il fai da te non è sufficiente. Conviene fidarsi di lui!

Come accennato, è fondamentale per prima cosa non mostrarsi spaventati, ma aiutare il bambino a recuperare, se ci si riesce, il ritmo normale del respiro.

Si chiacchiera, si raccontano storie, insomma si cerca di distrarlo dal suo pensiero più importante: non riesco a respirare! Il respiro è un'azione automatica che tutti noi diamo per scontata.

Se però una persona ha difficoltà a respirare, quell'automatismo di cui normalmente siamo inconsapevoli non funziona più. L'ansia è inevitabile!

Crisi ravvicinate mettono in maggiore agitazione un genitore. Allora va ricercata una causa scatenante che non sempre è dovuta, per esempio, all'ingestione di un alimento a cui il bambino è allergico.

Se è vero che la crisi allergica è una sorta di eccesso di difesa dell'organismo, può accadere che una crisi allergica, una crisi asmatica o peggio, possano subentrare per motivi diversi.

Perfino una delle malattie esantematiche del bambino può costringere il suo organismo a difendersi in quel modo violento.

Dipende dal tipo di allergia. Ognuna suscita reazioni diverse. Alcune prendono la gola, altre le vie respiratorie, altre ancora fanno venire eruzioni cutanee, altre vomito.

Quasi sempre, però, quando si è allergici da tanto tempo a un alimento, al primo boccone si avverte un senso di intolleranza e di profondo fastidio.

La prima reazione di solito è di forte spavento, ma subito dopo si cerca di essere razionali e pragmatici, perché la persona che meglio può guarire e capire una crisi siamo noi stessi.

Bisogna subito recuperare la calma, quando ci si riesce, e affrontare la crisi che si tra sviluppando per fermarla prima.

Anche in questa circostanza, dipende da caso a caso.
Ad ogni modo, la prima preoccupazione è espellere il cibo che può aver dato fastidio o allontanarsi dal luogo che può aver scatenato la crisi, ad esempio una soffitta polverosa. 

Allo stesso tempo si pensa subito a quali farmaci si hanno con sé. Normalmente, un asmatico ha sempre con sé sia il broncodilatatore sia il cortisone e, dopo qualche anno di utilizzo, sa quando e come usarli.

Un ragazzo con allergia alimentare grave ha con sé la penna per l'auto-iniezione di adrenalina e la sa usare. S'intende che, per i bambini, saranno i genitori a dover gestire la crisi con le stesse medicine.

Spaventato all'inizio e, con il passare del tempo, seccato e infastidito. È come una condanna a vita: nessuno ti assolverà mai, nessuno ti ridurrà la pena. E alla lunga questo è davvero irritante o, peggio, deprimente. Nel corso di una crisi un allergico è tanto più spaventato quanto più grave è la crisi.

Di solito, lo spavento tocca l'apice quando la crisi interessa le vie respiratorie o se si avverte un prurito estremamente fastidioso su tutto il corpo. Allora bisogna temere che oltre alla reazione allergica in sé subentri una crisi di panico, che ovviamente ostacola la gestione della crisi allergica e la aggrava.

Occuparsi da subito della crisi e non lasciar passare il tempo, magari pensando "ma no, fra poco passerà". Così facendo, non si fa altro che peggiorare la situazione. Cercare rimedi o farmaci. In assoluto, il rimedio più utile ed efficace è sempre il cortisone, che fa effetto abbastanza rapidamente.

L'eccezione è rappresentata da uno shock anafilattico incombente: il cortisone non serve a nulla! È urgente l'iniezione di adrenalina! Se la crisi è seria, chiamare al più presto l'ambulanza. In caso di shock anafilattico, il broncodilatatore e il cortisone per via orale non sortiscono gli effetti sperati.

Quando si avverte che i sintomi, che in genere nel corso di una crisi tendono a peggiorare, iniziano ad affievolirsi, la crisi sta davvero finendo.

È come se ci fosse un picco da scollinare: comprendi subito quando sta cominciando la discesa. Dopo la crisi, l'allergico si sente debilitato e, in qualche modo, intossicato. Ma il peggio, per fortuna, è passato.

 

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  • A cura di: Maria Cristina Artesani, Alessandro Giovanni Fiocchi
    Unità Operativa di Allergologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 24  Novembre 2023 


 
 

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