La malattia di Still è il nuovo nome con il quale d’ora in poi ci si riferirà a quella condizione che fino a poco tempo fa era definita come artrite idiopatica giovanile sistemica (AIGs).
Le maggiori conoscenze della malattia e dei meccanismi che la causano hanno portato gli esperti a concludere che sia una condizione diversa dalle altre forme di artrite idiopatica giovanile (l’artrite idiopatica giovanile oligoarticolare e l'artrite idiopatica giovanile poliarticolare), ma più simile alla stessa malattia che si manifesta in soggetti adulti, detta malattia di Still.
Questo nome deriva dal nome di George Still, il primo pediatra che individuò questa condizione nel 1897. Da qui l’indicazione, emersa dalle recenti raccomandazioni pubblicate sulla gestione ed il trattamento di questa malattia, di parlare di malattia di Still sia che si manifesti in età pediatrica che in età adulta.
Colpisce in ugual misura bambini e bambine con un picco di frequenza tra 1 e 5 anni di età. È una malattia rara che colpisce circa un bambino su 100.000 ogni anno.
La malattia di Still è una malattia infiammatoria cronica le cui cause non sono del tutto note. Viene considerata una malattia multifattoriale in quanto diversi fattori possono contribuire a causarla.
È stata dimostrata un'alterazione nella risposta del sistema immunitario innato (presente fin dalla nascita) che determina l'aumentata produzione di piccole molecole a effetto infiammatorio (interleuchine).
L'aumento nel sangue di queste interleuchine causa lo sviluppo di tutti i sintomi tipici della malattia. È possibile che questo meccanismo possa essere scatenato da infezioni (da virus o da batteri) o che possa esserci una predisposizione genetica, ma queste teorie non sono ancora state dimostrate.
Il sintomo principale della malattia di Still è la febbre quotidiana, persistente per almeno 2 settimane, associata a:
- Artrite, cioè gonfiore, dolore e/o limitazione nella mobilità di una o più articolazioni
- Eruzione cutanea caratterizzata da macchie, a volte leggermente rilevate, di colore rosa salmone che si accentuano in corso di febbre
- Ingrossamento dei linfonodi del collo e/o dell'inguine
- Ingrossamento del fegato e/o della milza
- Sierosite, cioè comparsa di liquido attorno a cuore, polmoni o in addome
In alcuni casi l'artrite può presentarsi dopo la comparsa della febbre e degli altri sintomi tipici dell'infiammazione generalizzata e a volte possono essere presenti esclusivamente artralgie, cioè i dolori a livello delle articolazioni.
Una delle più gravi complicanze dell'artrite idiopatica giovanile sistemica è la sindrome d'attivazione macrofagica (MAS) che si può manifestare nel 10-15% dei casi.
La diagnosi è clinica, basata quindi sulla presenza dei sintomi tipici della malattia. Si utilizzano al momento i criteri diagnostici ILAR o i criteri classificativi PRINTO (vedi sotto). Si spera che presto potranno essere identificati criteri classificativi comuni per il bambino e per l’adulto.
Alcuni accertamenti possono rafforzare il sospetto diagnostico. Tipicamente, nei bambini con malattia di Still gli esami del sangue dimostrano un aumento dei parametri di infiammazione generalizzata: proteina-C-reattiva (PCR), velocità di eritrosedimentazione (VES), conta dei neutrofili e delle piastrine.
Gli anticorpi anti nucleo sono assenti. In tutti i bambini con un sospetto di malattia di Still è importante eseguire anche un esame ecografico di addome e cuore e una radiografia del torace per escludere segni di sierosite.
Presenza di artrite in 1 o più articolazioni associata o preceduta da febbre che duri almeno 2 settimane e sia quotidiana per almeno 3 giorni consecutivi, associate a uno o più dei seguenti sintomi:
- Rash cutaneo evanescente (non fisso);
- Linfoadenomegalia generalizzata;
- Epatomegalia e/o splenomegalia;
- Sierositi.
Febbre di origine sconosciuta* che sia quotidiana** per almeno 3 giorni consecutivi e che ricorra per un periodo di almeno 2 settimane e sia associata a 2 criteri maggiori o 1 criterio maggiore e 2 criteri minori tra i seguenti:
Criteri maggiori
- Rash eritematoso evanescente (non-fisso)
- Artrite
Criteri minori
- Linfoadenomegalia e/o epatomegalia e/o splenomegalia
- Sierosite
- Artralgie che siano presenti da almeno 2 settimane (in assenza di artrite)
- Leucocitosi (≥15.000/mmᶟ) con neutrofilia
*Escluse infezioni, neoplasie, malattie autoinfiammatorie autoimmune o monogeniche
** Febbre ≥39°C e ≤37 °C tra i picchi febbrili
In attesa di confermare la diagnosi, i primi farmaci utilizzati sono gli antinfiammatori non steroidei (FANS).
Una volta confermata la diagnosi, si utilizzano i glucocorticoidi a dosaggio elevato, prima per via endovenosa e quindi proseguiti per bocca a dosaggio progressivamente ridotto.
Visto l'importante ruolo che rivestono in questa malattia le interleuchine oggi abbiamo a disposizione alcuni farmaci, detti farmaci biologici, che agiscono direttamente bloccando l'azione di tali sostanze.
I principali farmaci biologici che si utilizzano nella malattia di Still, spesso in associazione ai glucocorticoidi per permetterne la loro rapida sospensione, sono l'anakinra e il canakinumab (inibitori dell'interleuchina 1) e il tocilizumab (inibitore dell'interleuchina-6).
Il 40-50% dei bambini con malattia di Still presentano una forma monociclica (un unico episodio) o policiclica (diverse fasi di riattivazione di malattia intervallate da periodi di pieno benessere). Gli episodi, se trattati vanno incontro a remissione.
Un altro 50% presenta una forma persistente, nonostante la terapia, che spesso evolve in un'artrite che diventa cronica e interessa un maggior numero di articolazioni.
Questo può determinare erosioni articolari e rallentamento della crescita. I bambini che sviluppano una sindrome d'attivazione macrofagica (MAS) hanno anche un rischio di mortalità del 10-30%.
Grazie alla scoperta dei farmaci biologici la qualità di vita dei bambini affetti da malattia di Still è considerevolmente migliorata.
Questi farmaci permettono ai bambini di condurre una vita normale come i loro coetanei; possono andare a scuola ed effettuare attività fisica regolare anche a livello agonistico.
Molto limitato è oggi il rischio di sviluppare gli effetti collaterali tipici di una prolungata terapia con glucocorticoidi (aumento della pressione arteriosa, aumento di peso e rallentamento della crescita).
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