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Disturbi del comportamento alimentare: boom di casi con la pandemia da SARS-CoV-2

Durante la pandemia del COVID-19, numerose sono state le sequele psicologiche e psichiatriche dei pazienti pediatrici. Tra quelle maggiormente descritte i disturbi del comportamento alimentare 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo dal 10% al 20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi mentali. Le patologie neuropsichiatriche sono diventate la causa principale di disabilità nei giovani e il suicidio è diventata la seconda causa di morte tra i 15 e 29 anni 51.

Durante la pandemia del COVID-19, numerose sono state le sequele psicologiche e psichiatriche dei pazienti pediatrici. Tra quelle maggiormente descritte: disturbi del comportamento alimentare, depressione, ansia, suicidi.

Che il COVID-19 abbia avuto un impatto forte, in taluni casi devastante, sulle nostre vite è innegabile. Ma la verità è che i danni che ha provocato (e continua a causare) sono molto superiori rispetto al bollettino quotidiano che ci viene consegnato. 

Il COVID-19 non è solo difficoltà respiratoria, ospedalizzazione, terapia intensiva, morte. Vi è una pandemia parallela, subdola, a cui è difficile attribuire un numero, una percentuale.

Silenziosamente e inesorabilmente colpisce la mente e il corpo. Non impiega poche ore o qualche giorno come la forma classica. Può sembrare difficile da identificare, almeno all’inizio, perché i primi segni e sintomi possono essere sfumati.

Depressione, ansia, irrequietezza, chiusura, inappetenza, rabbia, solitudine. L’elenco è lungo. Le patologie neuropsichiatriche sono aumentate tra i giovani dall’inizio della pandemia.

Questo è un dato di fatto. Gli accessi al pronto soccorso, così pure i ricoveri nei reparti pediatrici, per disturbi neuropsichiatrici, dall’ideazione suicidaria ai DCA, sono incrementati durante la pandemia da SARS-CoV-2.

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono patologie psichiatriche caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.

I DCA costituiscono quadri clinici frequenti in età pediatrica e sono caratterizzati da una sintomatologia molto variabile. Accanto a fenomeni transitori correlati a specifiche tappe evolutive (svezzamento, passaggio all’alimentazione autonoma, avvio dei cicli scolastici), possono delinearsi quadri più gravi, stabili nel tempo e con possibile compromissione dello sviluppo psicofisico.

Nelle età più precoci prevalgono forme restrittive e selettive come il Disturbo Alimentare Evitante Restrittivo, in cui i bambini rifiutano il cibo perché non ne gradiscono la consistenza o il sapore o il colore o perché preoccupati per le conseguenze spiacevoli legate all’atto del mangiare (paura di soffocare o di vomitare o paura di dolori addominali).

Quando invece la restrizione alimentare è espressione della paura di ingrassare o di modificare il proprio corpo, si connota l’Anoressia Nervosa.

Nella maggior parte dei casi l’evento scatenante può essere l’avvio di una dieta o di iperattività fisica ai fini di perdere peso. Spesso una precedente condizione di sovrappeso associata ad esperienze di isolamento o commenti negativi sul corpo possono essere un presupposto frequente nello sviluppo di DCA.

Con la crescita, si osserva anche la comparsa di quadri clinici caratterizzati dallo scarso controllo alimentare come la Bulimia Nervosa e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata. In entrambe le forme il sintomo prevalente è l’abbuffata, condizione caratterizzata dall’ingestione compulsiva di grandi quantità di cibo in un tempo relativamente ridotto.

La Bulimia si associa a comportamenti di compenso volti ad eliminare le conseguenze dell’abbuffata (vomito, iperattività fisica, digiuno, uso di lassativi o diuretici); nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata, questi comportamenti sono assenti e quindi causa di sovrappeso.

I DCA emergono comunemente durante l'adolescenza e la prima età adulta, colpiscono maggiormente le femmine rispetto ai maschi e spesso coesistono con depressione, ansia e/o abuso di sostanze.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) descrive e classifica i DCA, ponendo maggiore enfasi sul comportamento piuttosto che sulle caratteristiche fisiche e cognitive, chiarendo così quelle condizioni in cui i bambini non esprimono distorsioni del corpo o del peso.

Parallelamente al calo degli accesi in pronto soccorso durante il periodo COVID-19, uno studio italiano condotto dalla Società Italiana di Pediatria ha documentato un aumento degli accessi in pronto soccorso per patologie neuropsichiatriche pari all’84%.

In particolare, le patologie neuropsichiatriche per le quali si è osservato un maggiore incremento degli accessi tra i due periodi sono state l’ideazione suicidaria (+147%), la depressione (+115%), i DCA (+78.4%) e le psicosi (+17.2%).

Numerosi sono gli studi condotti nel periodo COVID-19 che hanno documentato in tutto il mondo l’impatto neuropsicologico della pandemia in bambini e adolescenti, definendo il COVID-19 come un evento traumatico che ha distrutto la salute mentale della popolazione. 

In particolare, una Survey cinese che ha incluso 8079 studenti tra i 12-18 anni ha descritto che il 3% e il 37% dei ragazzi avevano rispettivamente sintomi di depressione e ansia (26%, 15% e 2% avevano rispettivamente depressione lieve, moderata e grave, mentre il 27%, 7% e 3% avevano ansia lieve, moderata e grave), rispettivamente; tra questi, le donne, i residenti delle aree rurali e gli studenti delle scuole superiori presentavano maggiormente sintomi depressivi e ansiosi, mentre la maggiore conoscenza del COVID-19 e delle misure di prevenzione rappresentavano elementi protettivi per lo sviluppo di depressione e sintomi d’ansia. 

Un recente documento pubblicato su The Lancet Psychiatry ha identificato le conseguenze a lungo termine del COVID-19 per le generazioni più giovani: si tratta di una revisione e meta-analisi di 23 studi e un totale di 57.927 partecipanti che fornisce prove che il 28.6%, 25.5%, 44.2% e 48.0% dei bambini e gli adolescenti hanno sperimentato durante il COVID-19 rispettivamente depressione, ansia, disturbi del sonno e disturbo post-traumatico da stress.

Uno studio effettuato su 859 studenti delle scuole superiori ha indagato il rischio di suicidio e i disturbi mentali durante la pandemia descrivendo come il 31% e il 7% dei partecipanti presentavano ideazioni suicidarie e tentato suicidio rispettivamente.

In generale, studi precedenti avevano documentato che le epidemie possono essere collegate a un aumento dei tassi di suicidio. Inoltre, in generale, gli eventi stressanti della vita possono rappresentare un fattore di rischio per la suicidalità adolescenziale.

Secondo i risultati preliminari di uno studio statunitense, esiste un potenziale legame tra diverse esperienze legate al COVID-19 (come la paura di danni fisici e l'effetto delle politiche di allontanamento sociale).

Uno studio longitudinale su 4978 adolescenti effettuato dopo l'uragano Andrew ha osservato che i seguenti fattori hanno avuto un effetto importante nell’aumentare il rischio di l'ideazione suicidaria post-uragano: sesso femminile, basso stato socioeconomico, presenza di depressione pre e post-uragano, alti punteggi di stress, basso supporto familiare e ideazione suicidaria precedente l’uragano 116. 

Alcune patologie neuropsichiatriche sono di per sé associate a un aumentato rischio di suicidio. Tra queste rientrano i DCA. I DCA sono una patologia multifattoriale con conseguenze talvolta devastanti fino al rischio di suicidio.

Infatti, una caratteristica frequente dei pazienti con DCA è quella di avere bassa autostima, alterata percezione del proprio corpo fino alla dismorfofobia e tendenze alla depressione.

Alcuni recenti studi hanno descritto i principali fattori predittivi di patologia in corso di pandemia: restrizione attività quotidiane e movimento, esposizione ai social media e stress 121; litigi in casa, paura per la salute dei cari.

In questo contesto, vi è la necessità di identificare fattori promuoventi la vulnerabilità o resilienza ad eventi stressanti.

È ormai nota la nuova modalità di comunicazione, sempre più dilagante, attraverso canali online (siti, blog, applicazioni etc.) e social. In particolare, ragazze e ragazzi, utilizzano sempre più spesso i social media per parlare del proprio aspetto fisico e delle proprie abitudini alimentari così come per scambiarsi consigli su come perdere peso. Tutto questo, supporta i DCA e l’Anoressia Nervosa.

Recenti studi hanno dimostrato una più alta incidenza di DCA tra gli abituali utilizzatori di queste comunità virtuali. L’uso eccessivo e frequente dei social network e la possibilità di seguire celebrità (es. influencer, modelli/e, attori/attrici) influenza la percezione del singolo, sia fisica che psicologica. 

Il desiderio di essere come le celebrità può promuovere l’insorgenza o la persistenza di un DCA. Osservare corpi di celebrità, spesso sottopeso o particolarmente in forma, si associa alla creazione di un ideale di corpo che può provocare lo sviluppo di DCA.

Esistono oggigiorno diverse realtà online, delle vere e proprie comunità, che offrono ai teenager la possibilità di ricevere commenti e consigli sul proprio aspetto fisico e su come perdere peso. Si tratta di comunità virtuali accomunate da un unico grande elemento, la filosofia dell’estrema magrezza. 

Secondo recenti evidenze, la maggior parte dei siti internet (58%), contiene immagini di celebrità ultra-magre che promuovono uno stile di vita “pro anoressia”; i teenager che visitano questi siti “pro-anoressia” sembrano avere un livello più alto di insoddisfazione con il proprio corpo e DCA; inoltre, la fascia d’età che più utilizza questo tipo di siti è quella dai 13-15 anni e 17 anni.

Un aspetto interessante è che smartphone e social media, in precedenza talvolta “disprezzati” dalla maggior parte dei genitori, sono diventati durante la pandemia gli unici media per l'intrattenimento, l'informazione e l'istruzione per i bambini e gli adolescenti. ù

Sebbene molti autori stiano favorendo il loro uso per mitigare lo stress e la depressione dei bambini, è fondamentale che i genitori abbiano sempre il controllo sull'uso giudizioso e ragionevole dei media elettronici e sul contenuto dei programmi che i loro figli guardano. In generale, i social media possono promuovere comportamenti autolesionistici e DCA.

Piattaforme come “tik-tok” si è visto come possano diffondere video pro-anoressia, pro-suicidio e auto-lesionismo. Fortunatamente, la maggior parte di questi video è stata bloccata dal controllo della piattaforma sui contenuti (il 15,6% dei video rimossi supportava suicidio, autolesionismo e altri atti pericolosi), sebbene alcuni di questi ancora facilmente eludano i controlli.

Importanti recenti studi hanno descritto il ruolo dei social media nell’influenzare i suicidi in clusters. In particolare, secondo uno studio  pubblicato su Lancet, la natura istantanea dei social media e dei messaggi di testo potrebbe aumentare il rischio di una potenziale diffusione di comportamenti suicidari e la diffusione rapida oltre i tradizionali confini geografici.

I social media e i messaggi di testo trascendono i confini geografici tipici, permettendo l’identificazione di coloro che sono morti e coloro che potrebbero essere a rischio di ulteriori comportamenti suicidari. 

Queste tecnologie consentono ai giovani di generare i propri contenuti, che potrebbero involontariamente rafforzare lo stigma o contenere informazioni sui suicidi che potrebbero facilitare a catena a loro volta ulteriori suicidi.

In questo nuovo scenario è pertanto importante una supervisione sui minori, al fine di cogliere minime variazioni comportamentali, utili campanelli di allarme della patologia neuropsichiatrica.

Incrementare la copertura vaccinale è altresì dirimente per evitare nuovi lockdown e per frenare così anche la pandemia parallela che colpisce corpo e mente dei nostri ragazzi.

È fondamentale il ruolo del pediatra nella promozione della salute e lo sviluppo socio emotivo dei bambini, favorendo la creazione di rapporti di collaborazione a più livelli, con i ragazzi, le famiglie, le scuole ed eventuali specialisti coinvolti nell’obiettivo comune di supportare la crescita e la salute mentale dei bambini.

 

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  • A cura di: Giulia Spina
    Unità Operativa di Pediatria Generale
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 09  Marzo 2023 


 
 

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