
L'encefalite giapponese (JE) è una grave infezione del cervello causata da un flavivirus che viene trasmesso dalla puntura di una zanzara del genere Culex diffusa in alcune zone rurali del Sudest Asiatico e delle isole del Pacifico.
Questa malattia è molto rara nei viaggiatori (si contano 12 infezioni in viaggiatori statunitensi negli ultimi 25 anni). Tuttavia l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ci siano circa 68.000 casi di encefalite giapponese in tutto il mondo ogni anno, con oltre 10.000 decessi.
Solo una su 250 persone infette sviluppa l'encefalite, che è caratterizzata da febbre alta, convulsioni, rigidità del collo (nucale), stato confusionale, tremori o paralisi.
A dispetto del nome, il Paese più colpito non è il Giappone ma Cina, Myanmar, Tailandia, Vietnam, Cambogia, Laos, Nepal, India, Filippine, Sri Lanka, Malesia, Indonesia, dato che l’ampia campagna di vaccinazione fatta in Giappone che ne ha ridotto di molto la diffusione.
È disponibile un vaccino inattivato (virus ucciso) che può essere somministrato con un’iniezione dopo i 2 mesi di età del bambino.
Per raggiungere un sufficiente livello di efficacia sono necessarie due dosi di vaccino (da somministrare a 28 giorni di distanza l'una dall'altra).
Il vaccino viene raccomandato a tutti coloro che abbiano in programma un viaggio in un Paese ad alto rischio, specie se visiteranno un'area rurale, se viaggeranno durante la stagione delle piogge o se prenderanno parte ad attività, come ciclismo o campeggio, che potrebbero aumentare il rischio di contrarre la malattia.
La seconda dose va effettuata circa una settimana prima della partenza. La lista aggiornata dei Paesi in cui la vaccinazione è raccomandata si trova nel sito del Ministero della Salute.
Il vaccino è controindicato in caso di stato febbrile acuto.
In via precauzionale viene evitata la vaccinazione di donne in gravidanza e durante l’allattamento e nei soggetti in terapia immunosoppressiva o affetti da immunodeficienza che non possono sviluppare una risposta immunitaria adeguata.
Cefalea, dolori muscolari e malessere sono riportati da circa il 10% dei riceventi, arrossamenti e gonfiore nel sito di infezione sono più rari.
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