La Glucosio 6 – fosfato deidrogenasi (G6PDH) è un enzima ubiquitario nelle nostre cellule, essenziale per alcune reazioni metaboliche e soprattutto per il contenimento dello stress ossidativo.
Il deficit di G6PDH, detto anche favismo, rappresenta l’enzimopatia più diffusa al mondo; la sua carenza comporta il rischio di incorrere in crisi emolitiche acute in seguito all’ingestione di alcuni alimenti e sostanze o in seguito a fenomeni di natura infettiva.
Le crisi emolitiche si sviluppano in quanto i globuli rossi, a differenza di altre cellule, non hanno sistemi efficaci per combattere lo stress ossidativo al di fuori di questo enzima.
Di conseguenza i radicali liberi che si generano naturalmente all’interno di queste cellule vanno ad intaccare la stabilità delle proteine, come l’emoglobina, determinando la loro perdita di funzione fino a comportare la morte dei globuli rossi per lisi.
Il gene che contiene le informazioni per la G6PDH è collocato sul cromosoma X; ad oggi sono state osservate più di 180 mutazioni per esso; per questo motivo tutti i soggetti di sesso maschile (XY) che ereditano la mutazione avranno un deficit enzimatico totale essendo provvisti di un singolo cromosoma X.
I soggetti di sesso femminile essendo geneticamente dotati di due cromosomi X, possono risultare eterozigoti (portatrici) o deficitari. Lo stato di portatore è associato allo sviluppo della malattia in forma più o meno lieve.
Il dosaggio quantitativo della G6PDH si esegue effettuando un prelievo di sangue venoso periferico.
Il dosaggio è sconsigliato durante l’evento emolitico acuto, in quanto la carenza potrebbe non essere correttamente rilevata.
In questi casi il dato necessita di essere riconfermato a distanza di 2-3 mesi.
L’esame è richiesto nei casi di sospetto deficit enzimatico quali familiarità per le mutazioni o nel caso in cui il paziente sia stato interessato da forme di ittero neonatale protratto o eventi emolitici acuti in seguito all’ingestione di fave (per questo l’enzimopatia da G6PDH è chiamata anche favismo) o altre sostanze e farmaci, alcuni dei quali sono elencati nella tabella sottostante.
Classe |
Associazione dimostrata |
Possibile associazione |
Dubbia associazione |
Antimalarici |
Primachina Pamachina |
Clorochina |
Mepacrina Chinina |
Sulfamidici |
Sulfanilamide Sulfacetamide Sulfapiridina Sulfametoxazolo |
Sulfadimidina Sulfasalazina Glibenclamide |
Aldesulfone Sulfadiazina Sulfafurazolo |
Sulfoni | Dapsone | ||
Nitrofurantoine |
Nitrofurantoina |
||
Antipiretici o Analgesici |
Acetanilide |
Aspirina |
Paracetamolo Fenacetina |
Altre sostanze e farmaci |
Acido Nalidixico Niridazolo Metiltioninio Fenazopiridina Co-trimoxazolo Rusburicase Blu di toluidina Naftalene 2,4,6-trinitrotoluene |
Ciprofloxacina Cloramfenicolo Analoghi della Vitamina K Acido Ascorbico Mesalazina Estratto di Acalypha indica |
Acido aminosalicilico Doxorubicina Probenecid Dimercaprolo |
Prima di eseguire il prelievo deve essere rispettato un digiuno di almeno 8 ore. Inoltre, il paziente non deve aver ricevuto trasfusioni negli ultimi 3 mesi.
I risultati del dosaggio vengono espressi in U/gr di emoglobina (Hb); pertanto è richiesto il contestuale dosaggio dell’emoglobina per poter effettuare il calcolo del risultato.
I valori normali sono compresi tra 9.0 e 19.0 U/grHb.
Valori superiori a 19.0 U/grHb sono associati alla presenza di condizioni quali la microcitemia, oppure sono tipici dei pazienti in età neonatale.
Valori inferiori ai 9.0 U/grHb sono espressione di carenza enzimatica e quindi di un elevato rischio di sviluppare una crisi emolitica in seguito all’ingestione di alimenti come le fave o sostanze e farmaci come precedentemente descritti, o durante un episodio di natura infettiva.
Iscriviti alla newsletter per ricevere i consigli degli specialisti del Bambino Gesù.