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Ipotermia terapeutica

Riduzione della temperatura del corpo che permette di minimizzare – o quanto meno ridurre - i danni al cervello provocati da un'asfissia nel periodo del parto 

L’encefalopatia ipossico-ischemica (EII) è una delle cause più comunemente riconosciute di paralisi cerebrale infantile (6-23%). La frequenza della asfissia intrapartum è di circa 3-4 per mille nati vivi; la frequenza di encefalopatia ipossico-ischemica, in assenza di altre anomalie preconcezionali o antepartum, è di circa 1.6 ogni 10000 nati vivi. L’encefalopatia ipossico-ischemica (EII) di grado moderato o elevato ha una mortalità compresa tra il 10 ed il 60%; tra i sopravvissuti, il 25% sviluppa complicanze neurologiche.
Il danno cerebrale non è un evento unico, bensì un processo evolutivo che inizia durante il danno ipossico-ischemico e che, nei casi più gravi e prolungati, continua in un periodo successivo definito “fase di riperfusione”. Prima dell’inizio di tale fase, nelle prime ore di vita, è possibile un intervento terapeutico per ridurre l’entità del danno. Risultati di numerosi studi scientifici indicano l’ipotermia (baby-cooling) come trattamento neuro-protettivo di scelta nell’encefalopatia ipossico-ischemica. Il successo del trattamento dipende dalla precocità con cui viene iniziato ed è tanto maggiore quanto più sono coordinati i punti nascita con il centro di riferimento. 

Il baby-cooling è un trattamento che viene applicato a neonati a termine o vicino al termine (età gestazionale superiore o pari a 35 settimane), con un peso corporeo pari o superiore a 1,8 chilogrammi, che presentano sintomi di encefalopatia ipossico-ischemica di grado moderato o elevato, causata da asfissia nel periodo del parto, definita in base a determinati criteri (sono esclusi i bambini con più di 6 ore di vita e anomalie congenite). Il neonato con asfissia che presenta alcuni sintomi particolari viene al più presto sottoposto ad elettroencefalogramma e se anche questo esame risulta alterato, non solo non viene riscaldato, ma viene sottoposto ad una riduzione della temperatura corporea fino a 33,5°C per una durata complessiva di 72 ore. Il sistema di raffreddamento è costituito da un materassino ad acqua collegato ad un apparecchio raffreddante. Durante l’ipotermia il neonato viene assistito in modo intensivo, con monitoraggio della pressione arteriosa, della glicemia, e mediante valutazione ecocardiografica, eventuale supporto farmacologico cardiovascolare, gestione degli elettroliti per possibile insorgenza di complicanze d’organo. Le lesioni cerebrali vengono controllate mediante elettroencefalogramma continuo ed ecografia cerebrale. Al termine delle 72 ore la temperatura corporea viene riportata progressivamente a valori normali, con un processo di riscaldamento graduale (con incrementi di mezzo grado ogni ora) al fine di evitare lo scatenarsi di crisi convulsive.

L’asfissia perinatale colpisce da 1 a 4 ogni mille nati a termine. Costituisce la principale causa di mortalità e nei sopravvissuti può determinare conseguenze neurologiche permanenti e gradi di disabilità anche gravi. L’asfissia può coinvolgere numerosi organi e apparati del neonato, ma è soprattutto il coinvolgimento del sistema nervoso centrale con l’insorgenza di encefalopatia a influenzare la prognosi. Quando l’encefalopatia ipossico-ischemica è di grado moderato o elevato il rischio di mortalità del piccolo è compreso tra il 10 e il 50%. Tra i sopravvissuti, fino al 25% sviluppa conseguenze neurologiche, soprattutto paralisi cerebrale, deficit sensoriali, ritardo mentale. Fino a pochi anni fa era possibile assistere il piccolo con questa patologia esclusivamente con una terapia di sostegno delle funzioni vitali e un trattamento dei sintomi delle complicanze. Oggi il trattamento ipotermico consente di contenere efficacemente i danni neurologici.

Raffreddando il capo o l’intero corpo del neonato si limita l’attività delle cellule cerebrali destinate alla morte per mancanza di ossigeno, permettendo così una sorta di “risparmio energetico”. Consumando meno, le cellule diventano più resistenti e non muoiono. È però bene precisare che il trattamento ipotermico rallenta la progressione del danno neurologico contenendolo, ma non è in grado di annullarlo. Quando il danno alla nascita è stato molto grave purtroppo le conseguenze sono inevitabili.

Il piccolo viene sottoposto a numerose valutazioni cliniche e indagini neuro-radiologiche con frequenza periodica fino ai 2 anni di vita per identificare e valutare gli eventuali danni neurologici insorti.

Si può dire che l’ipotermia sia un trattamento sicuro, a bassa incidenza di eventi avversi, comunque non gravi. Gli effetti collaterali più frequenti sono la mancanza di piastrine, disturbi della coagulazione del sangue e la bradicardia (diminuzione della normale frequenza cardiaca), motivo per cui vengono eseguiti gli accertamenti periodici sopra descritti.


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  • A cura di: Immacolata Savarese, Iliana Bersani
    Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale
    Unità Operativa Sub Intensiva Neonatale
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 05 novembre 2021


 
 

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