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Nuovo Coronavirus: quanto dura l'immunità della vaccinazione Covid-19 e la terza dose

Gli anticorpi prodotti dal vaccino possono diminuire, tuttavia il sistema immunitario rimane in grado di agire rapidamente appena necessario 

La grande battaglia contro il SARS CoV-2 continua e cambia rapidamente, tra la scoperta di nuovi vaccini, la comparsa di nuove varianti e le nuove ricerche sulla durata della protezione. Fin dall’inizio si è visto che le persone immunizzate contro il COVID-19 perdono la metà dei loro anticorpi dopo 3 mesi; di conseguenza, i vaccini che inizialmente offrono una protezione del 90% sarebbero efficaci solo al 70% - e forse meno - dopo 6 o 9 mesi.

Gli studi immunologici hanno documentato che malgrado un costante declino dei livelli di anticorpi nelle persone vaccinate, i vaccini COVID-19 non perdono completamente la loro forza, almeno quando si tratta di tenere sotto controllo le forme più gravi di malattia: continuano a proteggere, evitando il ricovero in terapia intensiva e la morte.

Oggi, gli anticorpi indotti dal vaccino lavorano meno bene nel riconoscere e prevenire l’infezione da variante Delta e Omicron di SARS-CoV-2 rispetto al ceppo iniziale del virus. Ci si chiede quindi fino a che punto le protezioni del sistema immunitario continuino a proteggere contro la malattia nelle sue forme più gravi, e per quanto tempo.

Gli anticorpi "neutralizzanti" sono quelli che possono intercettare i virus prima che si infiltrino nelle cellule: la loro quantità aumenta molto dopo la vaccinazione, poi però scende rapidamente nei mesi successivi. 

Le altre risposte del sistema immunitario – quelle cellulari – invece, sono più durature, e sono quelle che proteggono dalla malattia. Sia le cellule B di memoria, che producono rapidamente più anticorpi in caso di riesposizione al virus, sia le cellule T, che attaccano le cellule già infettate, tendono a rimanere nel tempo. Entrambi i sistemi forniscono un'ulteriore misura di protezione nel caso in cui il SARS-CoV-2 superi la prima linea di difesa del corpo.

Uno dei pochi studi a lungo termine che ha valutato tutti e tre gli aspetti del sistema immunitario - anticorpi, cellule B e cellule T – ha evidenziato che la vaccinazione stimola un'immunità cellulare duratura. Le cellule B di memoria continuano a crescere di numero per almeno sei mesi e migliorano nel combattere il virus nel tempo. I conteggi delle cellule T restano relativamente stabili, scendendo solo leggermente.

Pertanto anche se gli anticorpi circolanti possono calare, il sistema immunitario rimane in grado di agire rapidamente appena necessario. La forza della risposta delle cellule B di memoria è dimostrata da uno studio che ha prelevato campioni dai linfonodi di persone vaccinate e ha trovato ‘scuole di specializzazione’ delle cellule B - chiamate centri germinativi – capaci di produrre cellule immunitarie sempre più potenti col passare del tempo.

In questi centri germinativi le cellule B mutano i loro geni per creare un intero, nuovo repertorio di anticorpi. Quelle che producono i migliori repertori di anticorpi alla fine vincono attraverso un processo evolutivo che aumenta la capacità del sistema immunitario di combattere la variante Delta e le altre varianti del SARS-CoV-2.

La persistenza di questi centri germinativi dopo l'immunizzazione con un vaccino a mRNA sembra possa essere più lunga di quanto si fosse mai visto prima con i vaccini di vecchia tecnologia per altre malattie. E quindi la memoria immunitaria potrebbe dare una protezione duratura contro le malattie gravi. Sarà interessante studiare come questo complesso sistema immunitario verrà potenziato da una terza dose di richiamo a distanza, quando i livelli di anticorpi saranno scesi a livelli più bassi.

Tuttavia diversi studi hanno evidenziato un rapido calo dell’efficienza dei vaccini nel tempo. I ricercatori israeliani – primo paese a vaccinare tutta la popolazione – hanno osservato che coloro che hanno ricevuto la seconda dose a gennaio avevano una probabilità di sviluppare il Covid-19 grave 1,7 volte maggiore di coloro che avevano fatto entrambi i vaccini due mesi dopo.

Anche uno studio nel Regno Unito ha scoperto che due dosi del vaccino Pfizer/BioNTech erano efficaci all'88% dopo un mese, rispetto al 74% dopo cinque o sei mesi. Nel frattempo, la versione Oxford/AstraZeneca scendeva dal 77% al 67% di efficacia.
La Pfizer ha rivelato che i suoi vaccini diminuiscono l’efficacia nel prevenire i sintomi dopo solo quattro mesi, scendendo dal 96% all'83,7%. Tuttavia, i dati della stessa Pfizer mostrano come i richiami possono ripristinare l'efficacia del loro vaccino al 95%.
In Israele, quindi, una terza dose di vaccino (detta tecnicamente dose booster o richiamo) è stata approvata da luglio 2021 ed è ora distribuita in molti Paesi a chiunque abbia più di 12 anni, se sono passati almeno cinque mesi dalla seconda dose.

Inoltre in tutti i Paesi si somministrano dosi extra (una terza dose) alle persone clinicamente vulnerabili e con difetti della risposta immunitaria.

In Italia, come negli altri Paesi, la somministrazione della terza dose è fortemente raccomandata a tutti dopo trascorsi 4-5 mesi dalla fine del ciclo vaccinale.

La terza dose “addizionale" - da effettuare almeno 28 giorni dopo la seconda dose - è invece raccomandata a coloro che hanno una risposta immunologica indebolita. Dalla fine di settembre sono quindi iniziate le somministrazioni di questa dose aggiuntiva a pazienti trapiantati, oncologici o affetti da patologie autoimmuni. 

La circolare del Ministero della Salute distingue la dose “addizionale” dalla dose "booster".
La dose “booster è riservata alle persone che hanno avuto una risposta immunitaria adeguata dopo il primo ciclo, ma che a distanza di tempo hanno comunque bisogno di una dose di rinforzo a fronte del calo di efficacia della copertura immunitaria, vale a dire dopo 4-5 mesi.

Nei bambini gli effetti della vaccinazione sul sistema immunitario potrebbero essere diversi, probabilmente ancora maggiori. Una prima recente sperimentazione della Pfizer BioNtech ha dimostrato come il vaccino a mRNA sia sicuro ed efficace nel generare una difesa immunologica anche nei più piccoli, dai 5 agli 11 anni.

Sebbene usato a un terzo della dose (10 microgrammi) – fatto inusuale nelle vaccinazioni, che in genere hanno la stessa dose a tutte le età – produce lo stesso livello di immunizzazione che viene generato nei ragazzi più grandi con la dose intera (30 microgrammi). Questo rappresenta un notevole passo avanti nella ricerca, perché la protezione dell’infanzia è certamente un aspetto importante verso la protezione di tutti. 

Ormai sono confermati i dati della sicurezza su larga scala, in quanto decine di muoni di dosi sono già state somministrate nei bambini sotto i 12 anni. 

Solo eccezionalmente sono stati riportati eventi avversi come la miocardite, facilmente controllabile con una terapia medica che non inficerebbe la validità complessiva della vaccinazione.
I vantaggi sembrano quindi oltrepassare ampiamente i potenziali rischi, per cui la vaccinazione verrà presto raccomandata anche ai bambini più piccoli.

Sfoglia online lo speciale di 'A scuola di salute' dedicato al Nuovo Coronavirus:

 

ATTENZIONE
Se tu o i tuoi conviventi avete sintomi del COVID-19, resta in casa e chiama subito il tuo pediatra di libera scelta o il tuo medico di medicina generale. Altrimenti, chiama uno dei numeri di emergenza regionali indicati sul sito del Ministero della Salute.

 

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  • A cura di: Guido Castelli Gattinara
    Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell'Adolescente
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 18  Gennaio 2022 


 
 

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