>

Sindrome della rassegnazione

Causata dal trauma della migrazione, questa sindrome provoca una riduzione dello stato di coscienza, più o meno duratura, in bambini e ragazzi 

La sindrome della rassegnazione (chiamata anche Sindrome da ritiro traumatico, Sindrome del rifiuto traumatico, Sindrome del sonno profondo o addirittura Sindrome della Bella addormentata), è una condizione psicologica che porta a uno stato di riduzione della coscienza.

Questa sindrome è stata riscontrata per la prima volta in Svezia negli anni ‘90, nei figli dei richiedenti asilo provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, dalla Jugoslavia e più recentemente dalla Siria.

La sindrome della rassegnazione, infatti, colpisce prevalentemente bambini e adolescenti tra gli 8 e i 15 anni (età media di insorgenza 11,5 anni), in seguito al trauma delle violenze vissute nel Paese d’origine, della migrazione e dell’insicurezza da essa generata.

Nonostante fosse già stata descritta nel 1958 dalla Dottoressa Anna-Lisa Annell, medico psichiatra dell’età evolutiva svedese, come una malattia molto rara che si manifestava principalmente dopo un grave trauma psicologico, questa condizione non è stata riconosciuta dai pediatri e dagli psichiatri infantili per molti anni.

È stato solo a partire dal 1 gennaio 2014, infatti, che il Consiglio nazionale svedese per la salute e il benessere ha identificato questa sindrome in qualità di diagnosi ufficiale. 

La particolarità della sindrome della rassegnazione è che tutti i casi che si sono verificati fino a ora sono stati registrati solo in Svezia. Pochissimi bambini e ragazzi con sintomi uguali o simili sono stati segnalati da altri Paesi europei.

Recentemente però, sono stati segnalati dall'Australia un certo numero di bambini rifugiati e richiedenti asilo con una sindrome molto simile a quella della rassegnazione: erano sull'isola di Nauru da diversi anni ove erano stati allestiti centri di detenzione per i profughi.

Andando indietro nel tempo è possibile trovare casi di manifestazioni simili alla sindrome della rassegnazione in ragazzi e giovani adulti deportati nei campi di concentramento nazisti.

I minori a cui viene diagnosticata la sindrome della rassegnazione sono stati innanzitutto testimoni di terribili violenze nei loro Paesi d’origine.

Una volta migrati continuano a portare con sé ansie e paure dovute all’abbandono della propria terra, alla permanenza nei centri di detenzione, all’abbandono di importanti figure d’attaccamento, al frequente rifiuto della domanda d’asilo o alla revoca del permesso di soggiorno delle loro famiglie.

Il dubbio costante e l’incertezza di quello che sarà il proprio futuro predispone il bambino a sviluppare: mancanza di sicurezza, ansia, confusione e rassegnazione. Il “ritiro” dal mondo, quindi, si presenta inconsciamente come l’unica via di fuga da una situazione psicologica insostenibile.

Nelle famiglie di questi bambini, inoltre, questa condizione può essere aggravata dalla familiarità per disturbi mentali e dalla mancanza di sostegno da parte dei servizi sociali e di salute mentale.

La sindrome della rassegnazione nei bambini e negli adolescenti inizia con sintomi di ansia e depressione, in particolare apatia e letargia. Pian piano questi bambini e adolescenti iniziano ad apparire irritabili, ad allontanarsi progressivamente dal mondo e a chiudersi in sé stessi, con riluttanza a impegnarsi in attività abituali come la scuola e il gioco.

Resistono ai tentativi altrui di sostegno e incoraggiamento, smettono di camminare, parlare, mangiare e diventano deboli, incontinenti e incapaci di reagire agli stimoli, inclusi quelli dolorosi. Fino ad arrivare a una condizione di profondo torpore e incoscienza che può durare mesi o anni.

Sulla base della reattività agli stimoli, i sintomi della sindrome della rassegnazione possono essere distinti in due categorie:

  • Sintomi di “grado 1”: quando i bambini mostrano qualche risposta quando si parla loro, camminano con supporto, rispondono ai comandi e si nutrono con un cucchiaio;
  • Sintomi di “grado 2”: quando i bambini non hanno alcuna reazione al tatto, al suono, al dolore o al calore ed è necessaria l’alimentazione con sondino. Possono essere presenti anche tachicardia, temperatura elevata, sudorazione profusa ed iperventilazione.

Dopo un periodo di tempo che può andare da alcuni mesi a diversi anni, a seconda della variabilità individuale, la sindrome regredisce e di conseguenza vengono ripristinate pian piano tutte le funzioni cognitive e motorie. 

Il trattamento della sindrome della rassegnazione si basa nella fase acuta sul mantenimento in vita del soggetto in stato di torpore; si assicura, per esempio, un supporto nutrizionale mediante sondino nasogastrico, la reidratazione endovenosa e il controllo delle funzioni corporee. Tuttavia sin dall’inizio la cura è anche psicologica.

A questi bambini e alle loro famiglie va offerta la possibilità, tramite la psicoterapia individuale e gli interventi con i genitori (parent training), di rielaborare le emozioni negative associate all’esperienza traumatica e di inserirsi stabilmente all’interno del nuovo ambiente potendo disporre di adeguate opportunità culturali e socio-economiche. 

Molto importante è anche il supporto sociale da fornire non solo al soggetto colpito dalla sindrome della rassegnazione, ma anche alla sua famiglia.


Iscriviti alla newsletter per ricevere i consigli degli specialisti del Bambino Gesù


  • A cura di: Ilaria Campagna*, Maria Pontillo**
    *Area di Ricerca Malattie Multifattoriali e Malattie Complesse
    ** Unità Operativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 06  Aprile 2023 


 
 

COME POSSIAMO AIUTARTI?

 

CENTRALINO

  (+39) 06 6859 1

PRENOTAZIONI (CUP)

 (+39) 06 6818 1
Lunedì - Venerdì, 8.00 - 16.00
Sabato, 8.00 - 12.45

PRENOTAZIONI ONLINE


URP

Informazioni, segnalazioni e reclami  (+39) 06 6859 4888
Lunedì - Venerdì, 8.00 - 16.00
  urp@opbg.net


UFFICIO STAMPA

 (+39) 06 6859 2612   ufficiostampa@opbg.net

REDAZIONE ONLINE

  redazione@opbg.net

DONAZIONI

  (+39) 06 6859 2946   info.fond@opbg.net

LAVORA CON NOI

  lavoraconnoi@opbg.net

VIGILANZA

  (+39) 06 6859 2460
Tutti i giorni, 24 ore su 24

  vigilanza@opbg.net