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Spondilolistesi

Malattia della colonna vertebrale dovuta allo scivolamento in avanti di una vertebra rispetto alla vertebra sottostante. Si cura sia con interventi chirurgici che conservativi 

La spondilolistesi, da spondilos (vertebra) e olistesis (scivolamento), consiste nello scivolamento in avanti di una vertebra rispetto alla vertebra sottostante. Può colpire qualsiasi tratto della colonna, ma il tratto lombare è il più interessato. In particolare le vertebre più colpite sono la 4° e la 5° vertebra lombare.

L'incidenza nella popolazione generale è del 5%, ma arriva a interessare il 20% dei soggetti che praticano attività lavorative e/o sportive in iperlordosi (accentuazione della curvatura lombare della colonna con glutei spostati all'indietro e pancia in avanti) e che comportano il sollevamento di pesi o gli sport con tuffi in acqua (63% degli atleti). 

Spondilolistesi

Si distinguono tre tipi di spondilolistesi: displasica, da lisi istmica e degenerativa.

  1. La forma displasica, congenita, è secondaria ad alterazioni congenite osteocartilaginee a livello dell'istmo (una parte della vertebra). Le spondilolistesi congenite sono tipiche dell'infanzia e dell'adolescenza e in relazione alla progressione dello scivolamento vertebrale vengono divise in basse e alte displasie.
    Durante l'età di accrescimento si manifesta sovente in seguito a un trauma banale, che rende evidente la malformazione preesistente.
    La sintomatologia è differente rispetto a quella del soggetto adulto, infatti il giovane accusa dolori vaghi senza precisi riferimenti alla sede e non intensi anche in caso di grave scivolamento.
    A volte, l'unico segno è un aumento del tono dei muscoli posteriori della coscia che rende difficoltosa la flessione dell'arto sul bacino a ginocchio esteso.
    In giovane età la patologia può degenerare velocemente e quindi sono necessari controlli frequenti nel tempo. 
     
  2. La lisi istmica bilaterale, a causa ignota, interessa nella quasi totalità dei casi (81%) la 5° vertebra lombare ed è caratterizzata da un'interruzione di una parte della vertebra (la pars interarticolaris o istmo) che comporta un aumento delle dimensioni del canale vertebrale.
     
  3. Nella spondilolistesi degenerativa, caratteristica dell'età adulta, si ha una riduzione delle dimensioni del canale vertebrale. Oltre alla lombalgia è presente la claudicatio neurogena, zoppicamento causato dalla riduzione delle dimensioni del canale.
    La spondilolistesi a insorgenza in età adulta è la tipologia più frequente; può manifestarsi senza alcun precedente o rappresentare l'evoluzione di una forma comparsa in età pediatrica. Per valutare il grado di scivolamento si utilizza la classificazione di Meyerding che prevede 4 gradi. 

I sintomi sono molto vari. In alcuni soggetti la spondilolistesi può essere:

  • Completamente asintomatica, con pochi sintomi;
  • Con sintomi talmente intensi da risultare invalidante;
  • Episodica, manifestandosi senza causa apparente o in seguito a sollecitazioni intense;
  • Continua, con intensità variabile e che può acuirsi per sforzi di varia entità.

Il dolore è riferito in zona lombare (più frequentemente) o agli arti inferiori, in corrispondenza dei glutei o dell'osso sacro, e solitamente si manifesta quando il paziente assume una posizione eretta per molto tempo e migliora con il riposo; tuttavia può anche presentarsi durante la notte, scatenato semplicemente da un cambiamento di posizione.

La visita può essere normale, ma si possono manifestare: iperlordosi lombare o al contrario perdita della normale curvatura lombare della colonna vertebrale, ipertrofia dei muscoli del dorso nel distretto lombare (quindi profondo solco mediano) e cifoscoliosi di compenso (deviazione della colonna vertebrale che presenta una convessità posteriore e laterale).

Si può inoltre evidenziare flessione delle ginocchia e delle anche e la retrazione dei muscoli della parte posteriore della coscia (muscoli ischio – crurali) e dello psoas. Alla palpazione si apprezza un gradino in corrispondenza della spondilolistesi e si può evocare un dolore vivo. La mobilità articolare dei movimenti di flesso – estensione può essere normale o limitata.

Per un corretto inquadramento diagnostico e soprattutto se si prospetta un intervento chirurgico, si rendono necessari alcuni accertamenti strumentali.    
L'esame radiografico nella proiezione antero–posteriore, latero–laterale e obliqua è fondamentale. 
In particolare, con la visione laterale è possibile apprezzare correttamente la lesione, valutare lo stadio di gravità e lo spessore del disco L5 – S1.
L'esame va eseguito in ortostasi e in clinostatismo (in piedi e sdraiati) e, per stimare la stabilità vertebrale, anche nella posizione di massima flessione ed estensione (esame dinamico).

La risonanza magnetica nucleare permette di valutare l'eventuale compressione delle radici nervose e l'eventuale degenerazione e/o protrusione dei dischi intervertebrali; è dunque di fondamentale importanza nella valutazione iniziale e nella pianificazione preoperatoria.

Risultati soddisfacenti si ottengono sia con interventi chirurgici che conservativi, a patto che la scelta di avviare il paziente verso una o l'altra via sia stata valutata con attenzione.
In generale, i principali trattamenti conservativi sono:

  • Esercizio fisico, soprattutto di tipo isometrico (contrazione muscolare in posizione statica), per potenziare la muscolatura addominale e lombare;
  • Astensione da attività sportive o lavorative gravose;
  • Terapia farmacologica sintomatica con FANS e cortisonici;
  • Correzione del comportamento posturale;
  • Ortesi, ossia corsetti lombari. 

Nel soggetto giovane il fine è di portare la colonna a maturazione ossea con il minor grado possibile di scivolamento.
Il trattamento dei soggetti giovani si fonda sulle linee guida di Wiltse e Jackson, secondo cui nelle forme con scivolamento inferiore al 50% e che non manifestano sintomi si consigliano controlli seriati e astensione da sport di contatto o che prevedano iperestensione lombare.
Negli scivolamenti inferiori al 50%, ma sintomatici si ricorre, invece, a terapia conservativa (ortesi, esercizi di stabilizzazione e modificazione dell'attività quotidiane). Nei gradi che superano il 50%, sia con che senza sintomi, si ricorre alla terapia chirurgica.

Spondilolistesi

La riuscita a lungo termine del trattamento chirurgico è subordinata all'ottenimento di una buona artrodesi ossea (fusione e conseguente immobilizzazione dell'articolazione tra le due vertebre). Il trattamento chirurgico si esegue mediante artrodesi biologica (blocco della vertebra scivolata mediante applicazione di trapianti ossei) nelle forme di scivolamento più lievi e nei bambini più piccoli, al di sotto dei 10 anni.
Nelle forme di scivolamento superiori al 50% ed in età adolescenziale si esegue invece una artrodesi con applicazione di viti posizionate nelle vertebre e fissate a barre di titanio, riuscendo con questa tecnica a ridurre lo scivolamento e a riportare la vertebra slittata in avanti, in una posizione molto vicina a quella normale.

Spondilolistesi

 

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  • A cura di: Sergio Sessa
    Unità Operativa di Ortopedia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 01  Aprile 2022 


 
 

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