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Abuso di alcol nei giovani

Un fenomeno ad espansione crescente e sottovalutato sia dagli adolescenti che dai loro caregivers. Cos'è e quali sono i pericoli del binge drinking  

L’Organizzazione Mondiale della Sanità classifica l’alcol tra le droghe, una droga legale sul piano giuridico, ma anche sostanza tossica, psicoattiva e capace di creare dipendenza.

L’alcol è un depressore del Sistema Nervoso Centrale (SNC); per quanto l’effetto percepito dal soggetto sia di eccitazione e di riduzione dell’ansia, questi sono solamente degli effetti dell’inibizione dell’alcol sui sistemi neuronali con riduzione del controllo e conseguente disinibizione.

Per l’adolescente in fase di affermazione della propria identità e del suo ruolo sociale la sensazione ansiolitica, la percepita disinibizione sociale e l’aumento della sicurezza che sono forniti inizialmente dall’alcol diventano una ricompensa ambita.

I ragazzi iniziano a ricercare attivamente gli alcolici sia per le sensazioni provate sia per il senso di comunanza che si ha nel consumarli.

In questi meccanismi si annidano i semi della dipendenza psichica (la ricerca di una particolare sensazione) e della dipendenza comportamentale (la ricerca della condizione sociale o della trasgressione condivisa).

Gli effetti dell’alcol sopra descritti tendono a ridursi e a non esser più percepiti a meno che non si aumenti la dose o la gradazione alcolica.

Di solito ciò avviene mediante cocktail a più alto livello alcolico mascherati da sciroppi o succhi di frutta; le persone iniziano a divenire più irritabili e impulsive poiché l’effetto depressore sul Sistema Nervoso Centrale (SNC) si fa più evidente.

Divengono più possibili comportamenti a rischio dovuti ad un ridotto grado di vigilanza come incidenti stradali o abusi, possono verificarsi con maggiore facilità comportamenti violenti o anticonservativi.

Infine si ricorda che l’alcol, a determinate concentrazioni ematiche (3 grammi di alcol per litro di sangue) può avere un effetto letale (induzione al coma etilico).

Il problema dell’alcolismo spesso viene giustificato dalla nostra tradizione per cui gli alcolici sono comunemente consumati nel momento del pasto; inoltre il “bere sociale” fa parte delle modalità comuni delle frequentazioni di gruppo.

Oltre agli aspetti culturali, l’alcol frequentemente non è percepito alla stregua delle altre sostanze d’abuso a causa dei suoi effetti modesti rispetto alle cosiddette “droghe pesanti”; ciò avviene poiché il fegato, l’organo più colpito dall’alcol, ha la straordinaria capacità di rigenerarsi.

Le cellule epatiche vengono sostituite nel tempo da tessuto fibroso; progressivamente il fegato diviene cirrotico e non più capace di svolgere le sue funzioni fino a poter dare danni all’intero organismo.

In conclusione, l’effetto non è evidente in tempi rapidi come per le altre droghe, ma è altrettanto subdolo e potenzialmente letale.

Secondo l’ultima revisione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5 TR; APA, 2022) l'abuso di alcol rientra nel capitolo dei Disturbi da Uso di Sostanze.

La diagnosi è definita dall'associazione di almeno 2 tra i 9 criteri diagnostici di seguito riportati

1. Il fatto che l'alcol è spesso assunto in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal giovane; 
2. Il desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare il consumo di alcol; 
3. L'impiego di una grande quantità di tempo per attività necessarie a procurarsi l'alcol (per es. percorrere lunghe distanze) o per riprendersi dai suoi effetti; 
4. Craving cioè il forte desiderio o spinta all'uso dell'alcol; 
5. Fallimenti nell'adempimento dei principali obblighi di ruolo a scuola o a casa a causa del consumo ricorrente di alcol; 
6. Consumo continuativo nonostante la presenza di persistenti o ricorrenti problemi sociali causati dagli effetti dell'alcol; 
7. L'abbandono di importanti attività sociali o ricreative a causa dell'uso dell'alcol; 
8. Consumo ripetuto di alcol in situazioni nelle quali è fisicamente pericoloso; 
9. Consumo continuativo di alcol nonostante la consapevolezza di un problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che è stato probabilmente causato o esacerbato dalla sostanza. 
10. Presenza di “Tolleranza”, cioè definita da uno dei punti seguenti: 

a. La necessità di quantità marcatamente aumentate di alcol atte a raggiungere lo stato di intossicazione o l’effetto desiderato; 
b. Un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità di alcol. 

11. Presenza di “Astinenza”, che equivale ad uno stato di sofferenza dovuto all’assenza dell’effetto farmacologico o tossico di una sostanza alla quale l’organismo è divenuto dipendente; si può manifestare o come: 

a. Sindrome da astinenza da alcol (con una serie di disturbi gravi a carico della persona che abusa di alcol, il quale ha interrotto o ridotto la dose abituale di sostanza); 
o quando: 
b. L’alcol o una sostanza strettamente correlata (ad es. depressori del Sistema Nervoso Centrale (SNC) come le benzodiazepine) vengono assunti per alleviare o evitare sintomi dell’astinenza

All’elenco degli 11 criteri diagnostici è stato aggiunto nel DSM-5 il craving: l’improvviso ed irrefrenabile desiderio di assumere una sostanza. 

Il Disturbo da abuso alcolico viene inoltre tipizzato secondo diversi indici di gravità: 

  • Lieve è suggerito dalla presenza di 2-3 criteri diagnostici; 
  • Moderato da 4-5 criteri diagnostici; 
  • Grave da 6 o più criteri diagnostici.

In Europa si stima che l’80% degli adolescenti tra i 15 e i 16 anni faccia un uso abituale di alcol; in Italia la percentuale di adolescenti della stessa fascia d’età è dell’84%, inoltre il 45% di questi ha iniziato il consumo alcolico a 13 anni o prima. 

La dipendenza da alcol sembra interessare soprattutto il sesso maschile (12,4%) rispetto a quello femminile (4,9%). Nonostante questa differenza, si calcola che l’uso di alcolici nella popolazione femminile tra i 15 e i 24 anni sia aumentato negli ultimi 30 anni del 103%.

Il tasso di incidenza è del 4,6% nella fascia d’età compresa tra i 12 e i 17 anni, raggiungendo l’8,5% dai 18 anni in poi. Nella maggior parte dei soggetti che sviluppano il Disturbo da abuso da alcol dopo i 30 anni, è possibile rintracciare l’esordio con la prima intossicazione tipicamente nella prima adolescenza.

Dai risultati pubblicati dall’ultimo rapporto ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs), si evince una lieve riduzione del nucleo di adolescenti che consuma alcol ma una preoccupante modifica della modalità di consumo, definito come binge drinking.

Letteralmente “abbuffata alcolica”, cioè un consumo eccessivo di alcol in un arco ristretto di tempo. Si riscontra nel 37% degli ragazzi e nel 33% delle ragazze. Questa modalità di assunzione dell’alcol viene riscontrata in fasce d’età sempre più precoci, anche di 11-12 anni.

L’aumento dell’uso di alcolici in fasce d’età sempre più precoci sembra anche dovuto ad un marketing sempre più accattivante, colorato ed efficace degli alcolici (birre ed alcolpops) che promettendo una bassa gradazione alcolica fa sperimentare e poi abituare persone sempre più giovani all’uso dell’alcol. 

Gli adolescenti sono una popolazione vulnerabile poiché: spesso non riescono a valutare le conseguenze di un eccesso alcolico, sono facilmente attratti da un certo tipo di marketing, necessitano nella fase di costruzione dell’identità personale di confrontarsi con gli altri e per questo possono seguire i modelli più rappresentativi, senza riuscire a criticarli a sufficienza. 

Tutto questo però non sempre è sufficiente a far instaurare un disturbo.  Frequentemente il Disturbo da uso alcolico si sovrappone a particolari vulnerabilità psicopatologiche presenti nella persona come ad esempio un quadro di depressione o un disturbo d'ansia, condizioni in crescente riscontro negli adolescenti.

L'intervento terapeutico si articola in diversi livelli: 

  • Primo livello: può essere attuato anche dal medico di medicina generale ed è basato sulla corretta informazione circa i rischi o i danni causati dall'abuso di alcol; 
  • Secondo livello: sostegno psicologico, diretto sia al ragazzo sia al contesto familiare; 
  • Terzo livello: invio a una struttura specializzata

Proibire semplicemente ad un adolescente di assumere bevande alcoliche può avere un effetto contrario a quello voluto perché a questa età tutto viene di regola contestato. 

È quindi fondamentale parlare con i propri figli e spiegare loro, ad esempio, che prima dei 15 anni di età il corpo non è ancora in grado di smaltire l'alcol che, di conseguenza, può creare seri danni all'organismo e allo sviluppo cerebrale.

È fondamentale parlare ai giovani fin da quando sono bambini, creare intorno a loro un ambiente familiare in cui la presenza dell'alcol sia visibile, ma discreta, e il suo consumo moderato. 

Si può discutere con loro sulle etichette delle bevande che li attirano, ad esempio spiegare cos'è la gradazione alcolica. Questo comportamento aiuta a responsabilizzare i ragazzi. 

Insegnare ai figli a capire i propri limiti adottando in famiglia comportamenti e stili di consumo sani. Spesso capita che i ragazzi bevano, e magari esagerino, per assumere un ruolo all'interno del gruppo. 

È importante spiegare loro che esiste un limite tra uso e abuso di alcol, informarli di come l'alcol possa alterare e peggiorare lo stato psicofisico delle persone, ma soprattutto che nel tempo il corpo richiederà quantità sempre maggiori di questa sostanza per arrivare a provare le stesse sensazioni. 

 

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  • A cura di: Italo Pretelli
    Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 27  Dicembre 2022 


 
 

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