Epatite A

È una malattia infettiva virale che colpisce il fegato, e si trasmette attraverso l'ingestione di cibi o acqua contaminati da feci infette 

L'epatite A è una malattia infettiva acuta del fegato causata dal virus dell'epatite A (HAV). Molti dei pazienti presentano pochi o nessun sintomo, soprattutto se in giovane età. Le manifestazioni cliniche quando presenti si manifestano tra le due e le sei settimane dal momento dell’acquisizione del virus.

I sintomi possono comprendere nausea, vomito, diarrea, colorito giallastro della pelle (ittero), febbre e dolore addominale. Dal 10% al 15% delle persone può manifestare una recidiva dei sintomi durante i sei mesi successivi all'infezione iniziale.

Può raramente verificarsi un'insufficienza epatica acuta, evento più comune negli anziani.

La malattia è più comune nelle regioni del mondo con minori risorse economiche per la presenza di condizioni igieniche inadeguate e difficoltà nell'accedere a fonti d'acqua non contaminate. In questi Paesi con minori risorse il 90% circa dei bambini si infetta prima dei 10 anni, spesso in maniera asintomatica, e quindi risultano immuni in età adulta.

Il contagio è più frequente in autunno e nella fase iniziale dell'inverno. Dopo l’ingestione il virus si replica nel fegato e viene eliminato con le feci, con un massimo nella fase più avanzata d'incubazione.

L’HAV è un virus a RNA appartenente agli Hepatovirus, un genere della famiglia dei Picornaviridae.

Solitamente l'epatite A si diffonde per via oro-fecale, ossia mangiando o bevendo cibi o acqua contaminati da feci infette. Molluschi che non sono stati sufficientemente cotti, come le cozze (che filtrano ingenti quantità di acqua), sono una fonte abbastanza comune.

Il virus può anche essere diffuso attraverso il contatto con una persona infetta, sempre tramite materiale fecale, condividendo lo stesso bagno senza praticare una corretta igiene delle mani.

I bambini con infezione da HAV spesso non presentano sintomi ma possono infettare gli altri. Dopo aver contratto l'infezione, il soggetto acquisisce un'immunità per il resto della sua vita.

I sintomi di solito compaiono da 2 a 6 settimane dopo l'infezione iniziale, con una media di 28 giorni. I primi sintomi di epatite A possono essere scambiati per influenza, ma in alcuni malati, soprattutto nei bambini, l'infezione può anche non presentare alcun sintomo (in circa il 90% dei bambini).

Il rischio d'infezione sintomatica è direttamente correlata all'età, con oltre l'80% degli adulti che sviluppano sintomi di epatite virale acuta, costituiti da una fase iniziale, precedente la comparsa di ittero, caratterizzati da:

  •  Malessere;
  •  Perdita di appetito;
  •  Debolezza;
  •  Nausea e vomito;
  •  Dolore addominale;
  •  Febbre;
  •  Prurito.

Successivamente si manifesta una colorazione giallastra della cute (ittero), assieme alla comparsa di urine scure e feci chiare. A partire da 4-5 giorni prima della fase itterica si assiste a un'intensificazione della sintomatologia che invece migliora quando inizia la fase itterica. Nel bambino, spesso asintomatico, il sintomo principale è la diarrea.

L'ittero, molto frequente negli adulti (70-80%), meno frequente nei bambini dai 6 ai 17 anni di età (40-50%) è invece raro (meno del 10% dei casi) nei bambini sotto i 6 anni. Quando compare, può durare per 4-8 settimane. L'epatite A non cronicizza mai, cioè non continua nel tempo.

La diagnosi si basa sulla raccolta della storia dei sintomi, di eventuali viaggi in zone endemiche, e di ciò che ha mangiato nelle settimane precedenti (anamnesi) e sulla visita. Nel bambino, che così spesso non presenta sintomi, può essere sospettata quando è stato a contatto con un adulto con Epatite A, ad esempio un famigliare.

La diagnosi viene confermata in laboratorio con la dimostrazione di specifici anticorpi IgM dell’epatite A (IgM anti-HAV) nel sangue. L'anticorpo IgM è presente solo durante un'infezione acuta da epatite A.

È rilevabile da una a due settimane dopo l'infezione iniziale e per un massimo di 14 settimane. La presenza di anticorpi IgG nel sangue significa che la fase acuta della malattia è stata superata e che la persona è immune da ulteriori infezioni da virus dell’epatite A.

Gli anticorpi IgG dell'epatite A si trovano nel sangue anche dopo la vaccinazione e i test per l'immunità al virus sono basati sulla loro dimostrazione nel sangue.

Per la diagnosi, può risultare utile la seguente tabella riassuntiva: 

  • Valori degli enzimi epatici (transaminasi, ovvero ALT, AST) elevati per 4-9 settimane;
  • Anticorpi IgM anti-HAV presenti nel sangue a partire dalla 3ª- 4ª settimana con un picco dopo 5-7 settimane, per poi diminuire dopo 7-8 settimane dall’inizio;
  • Anticorpi IgG anti-HAV presenti nel sangue a partire dalla 4ª-5ª settimana; dopo 8 settimane superano i livelli di IgM anti-HAV e raggiungono il massimo a partire da 9-10 settimane dopo l'infezione;
  • Virus Epatite A nel sangue (viremia) presente per 3-6 settimane;
  • Virus Epatite A nelle feci per 2-8 settimane con un picco intorno alle 3-4 settimane;
  • Presenza del virus nel sangue e feci fin da due settimane prima dei sintomi (periodo di incubazione).

Non esiste un trattamento specifico per l'epatite A. Generalmente vengono consigliati il riposo, un'alimentazione ben equilibrata, povera di grassi e ricca in carboidrati, mantenendo una buona idratazione, assumendo quindi liquidi. A seconda delle necessità e dell’età del soggetto malato, può essere opportuna l'assunzione di farmaci contro la nausea e la diarrea sotto prescrizione medica.

Per ridurre il rischio di infezione è fondamentale attenersi alle elementari norme igienico-sanitarie, soprattutto se si viaggia in Paesi ad elevata endemia, dove la malattia diffusa e quindi considerati ad alto rischio (Africa, Asia, Paesi del Bacino del Mediterraneo, Medio Oriente, Centro e Sud America).

Le misure di prevenzione consistono nel lavaggio accurato e frequente delle mani, nell'eliminazione dei liquidi e del cibo contaminato, consumare solo cibi quali carne e pesce – e in particolare i molluschi –dopo una cottura completa (bollitura per almeno 5-10 minuti). Inoltre bisogna utilizzare soltanto acqua imbottigliata e stappata in prima persona, sia per bere che per lavarsi i denti. Spazzolini, bicchieri, posate e asciugamani non vanno mai condivisi.

Il vaccino anti-epatite A è efficace per la prevenzione. In aree dove l’infezione è endemica viene raccomandato di routine per i bambini e per gli individui a più alto rischio che non sono stati precedentemente vaccinati.

Inoltre in previsione di viaggi in aree ad alto rischio è consigliato ricorrere alla vaccinazione anti-epatite A che può venir eseguita entro le 4 settimane prima della partenza, periodo necessario affinchè il vaccino inizi a essere efficace

Una seconda dose di richiamo del vaccino è prevista dopo 6-12 mesi dalla prima e conferisce una copertura di circa 8 anni (ma, secondo diversi studi, garantirebbe invece una copertura a vita). Esiste anche il vaccino combinato HAV-HBV che, dopo la prima dose, viene nuovamente somministrato dopo 3 e dopo 6 mesi.

Il vaccino è particolarmente raccomandato per i bambini immunocompromessi, con malattie croniche di fegato o con altre malattie croniche. Questi bambini possono anche essere trattati all'incirca 2 settimane prima della partenza con immunoglobuline umane normali per via intramuscolare, se necessario somministrando contemporaneamente il vaccino anti-Epatite A; il vantaggio delle immunoglobuline è di essere immediatamente efficaci, sebbene conferiscano protezione per non più di 3 mesi.

È possibile anche la vaccinazione e la somministrazione di immunoglobuline umane normali per via intramuscolare post-esposizione in caso di parente o convivente con epatite A o in caso di bambini di scuole materne in cui sono stati identificati casi di epatite A.

I pazienti che non hanno altre malattie e che si ammalano di epatite A guariscono generalmente senza conseguenze, la mortalità per epatite A è in genere dello 0,1 - 0,5%, ma aumenta nelle persone anziane o in condizioni di salute precarie.

I bambini infettati con epatite A in genere hanno una forma più leggera della malattia, di solito della durata di 1-3 settimane e guariscono completamente, senza danni al fegato.

https://www.youtube.com/watch/9vVbI9eyi6E
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  • A cura di: Isabella Tarissi De Jacobis
    Unità Operativa di Pediatria Generale
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 16  Aprile 2025 


 
 

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