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Rabbia: il vaccino

Previene una grave malattia virale trasmessa da animali infetti tramite morsi, graffi o contatto con la saliva 

La rabbia è una malattia infettiva causata da un virus che colpisce animali selvatici che possono trasmettere l’infezione all’uomo tramite morsi, graffi, o anche mediante il semplice contatto della saliva infetta.

I sintomi caratteristici della malattia, che compaiono dopo un lungo periodo di incubazione, sono:

  • Febbre e dolore nella parte interessata dal morso o dal graffio;
  • Fotofobia (sensibilità alla luce);
  • Problemi di deglutizione;
  • Contrazioni involontarie del diaframma e dei muscoli respiratori in seguito all'ingestione di liquidi (idrofobia) o all'esposizione a correnti d'aria (aerofobia).

La malattia è estremamente grave ed è solitamente ad esito infausto. 

La rabbia è ampiamente diffusa in tutto il mondo; Asia e Africa hanno una frequenza maggiore e il bilancio annuale delle vittime è di circa 60.000 casi.

L’Europa ha ottenuto in molte zone lo status di “libera dal rischio rabbia”.

È disponibile un vaccino efficace contro la rabbia, che si somministra con un’iniezione, costituito da virus "ucciso". 

La vaccinazione è di solito effettuata dopo il morso o il graffio di un animale infetto o fortemente sospetto di esserlo. In questo caso, la prima dose di vaccino dev’essere somministrata il prima possibile, e comunque entro 24 ore. Le altre dosi vengono somministrate nei giorni 3, 7, 14, 28.

La peculiarità di questo vaccino è che viene di solito somministrato solo dopo un’esposizione alla malattia (morso o graffio da animale infetto o fortemente sospetto avvenuto in zona endemica).

Questo è possibile per la lunga incubazione del virus, che dà la possibilità di osservare l’animale e accertare che sia malato, quindi effettuare il vaccino solo quando realmente serve, riducendo eventuali effetti collaterali.

Gli effetti collaterali comuni sono il dolore nel punto di somministrazione, mal di testa, nausea e vomito. Manifestazioni allergiche gravi di tipo anafilattico sono invece molto più rare.

 

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  • A cura di: Alberto Eugenio Tozzi
    Unità di Ricerca Medicina Predittiva e Preventiva
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 04  Ottobre 2023 


 
 

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