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Svezzamento

Il bambino inizia ad abbandonare pian piano il latte materno e a conoscere il "cibo dei grandi" 

Sarebbe più corretto non parlare più di svezzamento (che indica più propriamente l'abbandono definitivo del latte materno o della formula artificiale), ma di "alimentazione complementare": passaggio da un'alimentazione esclusivamente a base di latte a un'alimentazione fatta di latte e di altri alimenti.

Questa integrazione è necessaria perché il latte, a partire dai 6-8 mesi, incomincia a perdere gradualmente la sua completezza per alcune vitamine e sali minerali. Con l'introduzione di altri alimenti, definiti per questo "complementari", è possibile supplire a queste carenze e garantire al bambino una nutrizione adeguata e quindi una crescita regolare.

Con l'inizio dell'alimentazione complementare, l'allattamento materno dovrebbe proseguire almeno fino ai 12 mesi, e anche oltre l'anno a seconda della volontà di mamma e bambino.

Le più importanti organizzazioni sanitarie internazionali, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Fondo per l'Infanzia dell'ONU (UNICEF), considerano il latte umano l'alimento ideale per i bambini fino a 6 mesi di vita.

Pertanto non è opportuno iniziare lo svezzamento prima della fine del 6° mese. Inoltre, prima di questa età, il bambino non è portato ad assumere cibi solidi.

A sei mesi il bambino è in grado di deglutire i solidi, apre la bocca al cucchiaio o gira il viso per rifiutarlo, afferra gli oggetti con le mani per portarli alla bocca e riesce a stare seduto sul seggiolone.

È importante non fissare fin dall'inizio schemi troppo rigidi, per numero, quantità e orario dei pasti. Non esiste un modo "giusto" di introdurre i cibi solidi nella dieta del bambino: ogni famiglia dovrà trovare la propria strada, in accordo con i suggerimenti del proprio pediatra.

C'è chi sceglierà di proporre al bambino la classica "pappa", chi preferirà iniziare proponendo degli alimenti in purè o degli omogeneizzati preparati in casa, chi invece sceglierà la strada dell'autosvezzamento.

Qualunque sia la scelta della famiglia, sarà fondamentale confrontarsi con il proprio pediatra, che darà i suggerimenti più adeguati perché la combinazione dei diversi nutrienti (carboidrati, proteine, grassi, vitamine e sali minerali) sia bilanciata, in modo da evitare carenze o eccessi.

La base per la classica "pappa" è il brodo vegetale. Ecco una semplice ricetta per prepararlo.

Mettere nella pentola a bollire 1 litro di acqua e verdure di stagione. Far bollire fino a quando il volume del liquido sarà diventato la metà; togliere le verdure e utilizzare il brodo (circa 200 ml) per preparare la pappa.

Il passato delle verdure utilizzate per preparare il brodo potrà essere aggiunto dopo qualche giorno, oppure fin da subito. Attenzione: è importante non aggiungere sale per tutto il primo anno di vita.

Al brodo vegetale si potranno poi aggiungere i seguenti ingredienti:

  • Una quota di carboidrati. Crema di riso o farina di mais e tapioca, da 1 a 3 cucchiai in totale. Non necessitano di cottura. Possono essere utilizzate da subito anche le farine che contengono glutine, come le farine multicereali ed il semolino di grano (anche queste solitamente non necessitano di cottura);
  • Una quota di proteine. Si potranno utilizzare liofilizzati o omogeneizzati di carne o pesce (inizialmente mezza porzione, successivamente la porzione viene adattata alla crescita del bambino) oppure alimenti freschi. È bene variare fin da subito la fonte di proteine, proponendo, in alternativa a carne e pesce, anche uova (strapazzate o sode), passato di legumi (qualunque tipo) e formaggi (possibilmente formaggi freschi);
  • Una quota di grassi. Olio extra vergine d'oliva, 1 cucchiaino (5 ml).

Quando si sarà abituato alla pappa, sarà importante diversificare la proposta, dando al bambino la possibilità di sperimentare nuove consistenze e nuovi sapori il prima possibile – sempre seguendo i consigli del proprio pediatra.

La grandezza dei diversi alimenti potrà essere gradualmente aumentata con la crescita del bambino.
Dalle verdure passate si potrà pian piano passare alle verdure cotte e proposte a pezzi, che il bambino sarà in grado di "spappolare" in bocca, con la lingua e le gengive, e poi deglutire.

Dalle creme si passerà alla pastina e poi alla pasta vera e propria. In alternativa, si potrà proporre anche del pane, che il bambino si divertirà ad ammorbidire con la saliva, o cereali a chicco, come il riso, il farro o il miglio.

Dagli omogeneizzati si potrà passare gradualmente alla carne (ad esempio polpette da proporre a piccoli pezzi) o al pesce (cotto al vapore o al forno). Quanto al pesce è bene tener presente che le spine possono essere molto pericolose. Non si è mai sicuri di averle tolte tutte!

Meglio togliere le spine ed eventualmente, per sicurezza, passare il pesce al frullatore.
In questa fase di "transizione", il cibo proposto deve essere morbido e facile da mandar giù.
Idealmente, all'anno di età (o poco dopo) il bambino dovrebbe condividere il proprio pasto con il resto della famiglia.

L'autosvezzamento (o alimentazione complementare "a richiesta"), come dice la parola stessa, è una alimentazione complementare che rispetta l'innata capacità del bambino di autoregolazione.

I genitori hanno il compito di rendere adeguato il cibo a disposizione del bambino, senza seguire rigidi schemi temporali né calendari per l'inserimento dei diversi alimenti.

In concreto, quando il bambino, dopo i sei mesi di vita, comincerà a interessarsi al cibo che i genitori mangiano, andrà assecondato: in occasione di qualsiasi pasto potrà liberamente attingere dai cibi presenti a tavola.

Naturalmente la dieta familiare dovrà essere corretta sotto tutti i punti di vista, qualitativo e quantitativo (sarà bene controllarla con il pediatra). Per far sì che il bambino sia libero di esplorare e di familiarizzare con nuovi alimenti, è importante che i genitori lo rendano partecipe, tenendolo a tavola con loro e condividendo con lui il momento del pasto.

In ogni caso non è necessario che i genitori modifichino le proprie abitudini alimentari (a meno che queste non siano inadeguate o non salutari) neanche rispetto ai ritmi e alla durata del pasto: sarà il bambino ad adattarsi piano piano

L'allattamento al seno, durante lo svezzamento, può tranquillamente proseguire a richiesta fin quando la mamma e il bambino saranno d'accordo a continuarlo.

L'allattamento durante lo svezzamento ha diversi vantaggi - in particolare, aumenta la capacità del bambino di tollerare i diversi alimenti e riduce quindi la probabilità che compaiano allergie.

In mancanza del latte materno, si potrà utilizzare una formula di proseguimento fino al compimento del 12° mese di vita del bambino.

Fino a qualche anno fa si riteneva che introdurre tutti gli alimenti in maniera graduale e ritardare l'introduzione di alcuni alimenti ritenuti maggiormente "allergizzanti" potesse essere utile a prevenire l'insorgenza di alcune allergie alimentari.

Ricerche recenti, ma ormai consolidate e condivise da tutti gli studiosi, hanno dimostrato che questa usanza non è utile per la prevenzione delle allergie.

Non solo: per alcuni alimenti, come ad esempio per l'uovo o per le arachidi, sembra che proprio l'introduzione precoce riduca il rischio di allergia, e non il contrario.

Oggi, dunque, il consiglio è quello di inserire da subito tutti gli alimenti, inclusi uovo, pesce e tutte le verdure.
Ai fini di un intervento preventivo di alcune malattie dell'età adulta, come il diabete, l'obesità e la malattia aterosclerotica è consigliabile:

  • Evitare un eccessivo consumo di zuccheri semplici e grassi di origine animale;
  • Evitare un eccessivo consumo di proteine animali, alternandole a quelle di origine vegetale (ad esempio i legumi);
  • Evitare l'aggiunta di sale nel primo anno di vita;
  • Favorire il consumo quotidiano di frutta e verdura;
  • Privilegiare i cereali integrali.

È bene tenere presente che gli alimenti hanno già presente nella loro composizione il cloruro di sodio, non è necessario pertanto aggiungere sale che indirizza il gusto verso cibi troppo sapidi, nocivi alla salute.

Le famiglie che seguono un regime alimentare vegetariano sono in aumento e quindi lo svezzamento vegetariano è sempre più diffuso e richiesto.

Per essere adeguato e sano, lo svezzamento vegetariano deve essere "ben pianificato" e gli alimenti (latte e derivati, uova, ortaggi e leguminose) ben organizzati nella dieta quotidiana per soddisfare tutte le esigenze nutrizionali del bambino in crescita.

Una dieta complementare vegana, escludendo tutte le fonti alimentari di origine animale, è più difficile da attuare all'inizio dello svezzamento, e va sicuramente integrata con vitamina B12 e vitamina D.

I bambini con alimentazione vegana sono inoltre a rischio di carenza di ferro - pertanto sarà necessario controllare periodicamente i valori di ferritina (proteina che ci dà informazioni sul livello dei depositi di ferro nell'organismo) e impostare un'integrazione di ferro nel caso in cui questi valori non siano adeguati.

È bene anche verificare che vi sia un apporto adeguato di calcio, zinco e di proteine di alta qualità, fondamentali in questa fase di crescita. Il pediatra ha un ruolo professionale molto importante nel consigliare le famiglie che desiderano adottare questo tipo di svezzamento.


 

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  • A cura di: Maria Rosaria Marchili*, Francesco Gesualdo**
    *Unità Operativa di Pediatria e Malattie Infantili
    **Unità Operativa di Medicina Predittiva e Preventiva
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 14  Dicembre 2022 


 
 

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