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«BULLO CAMBIA CHE SEI BELLO». I PENSIERI E I DISEGNI DEI PAZIENTI DEL BAMBINO GESU' PER DIRE "NO" AL BULLISMO

Oggi la prima giornata nazionale contro il bullismo e il cyber bullismo a scuola. La psicologa: «non isolare i bulli, ma reintegrarli nel gruppo»

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Pensieri, slogan, disegni. Persino un rap "dello sfigato no" e la confessione di una ex bulla: i piccoli pazienti dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù raccontano le proprie esperienze con il prepotente di turno. «I miei compagni mi prendono in giro perché non parlo bene; ho fatto tre interventi da quando sono piccolo» scrive un bambino preso di mira a causa della sua malattia.
Fiorella, 11 anni, ricorda che alle elementari veniva «presa in giro dai ragazzi più piccoli solo perché avevo una malattia e molto spesso venivo ricoverata. Molti dicevano ‘stammi lontano perché sei contagiosa' e appena tossivo facevano brutte facce. Io sapevo cosa voleva dire soffrire. Mai deridere gli altri senza sapere di cosa soffrono».
Martina è fiera di non essere bulla: «rispetto gli altri – scrive – e sono pronta a difendere chi è in difficoltà». Sara, invece, confessa di essere stata bulla per un periodo della sua vita: «io e altre due mie amiche ci divertivamo a prendere in giro le ragazze più deboli. Lo facevamo per essere fighe agli occhi dei ragazzi. Ma poi, dopo l'esperienza in ospedale, ho capito che per essere fighe ci vogliono ben altre cose come il rispetto, la generosità».

Oggi, in concomitanza con la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, si tiene la prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyber bullismo a scuola, un'iniziativa lanciata dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca nell'ambito del Piano nazionale contro il bullismo. Un fenomeno in espansione che coinvolge sempre più bambini tra i 7 e i 10 anni e ragazzi tra i 14 e i 17.
«Per combatterlo - sottolinea Paola Tabarini, psicologa del Bambino Gesù – è fondamentale la prevenzione e il lavoro di gruppo. Non l'isolamento del bullo, ma la sua reintegrazione, attraverso l'osservazione – anche di uno specialista – degli atteggiamenti delle persone che appartengono a quel gruppo. Per prevenire è necessario partire dagli adulti. La prima azione utile per iniziare ad individuare il problema è lo sguardo attento degli insegnati su tutti i ragazzi e sulle dinamiche del loro sistema di relazione. Dinamiche che possono essere trasformate lavorando col gruppo: non serve escludere, isolare, portare fuori il bullo. Così come nasce nel gruppo, si può "curare" attraverso il gruppo stesso».




 
 

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