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Chirurgia delle vie aeree: l'innovazione è un futuro presente

Al Bambino Gesù c'è l'unica struttura di chirurgia delle vie aree pediatrica in Italia. Un settore nel quale l'evoluzione della tecnologia consente passi da gigante. Intervista al dottor Sergio Bottero

Un'unità interdipartimentale nata nel 2014 con carattere di unicità nel panorama degli ospedali pediatrici italiani: è la struttura di Chirurgia delle vie aeree guidata dal dottor Sergio Bottero. Oggi è in grado di assicurare circa 900 endoscopie l'anno tra diagnostiche e operative e 70 interventi di chirurgia open (cioè attraverso il collo) per risolvere patologie di natura congenita oppure acquisita della laringe e della trachea in bambini tra 0 e 2 anni. Per casi particolarmente complessi viene attivato il Laryngotracheal team, un punto di riferimento, come spiega il dottor Bottero che lo coordina, a livello nazionale e internazionale.

Perché si tratta di una struttura di eccellenza?

Ci sono solo due strutture in Italia – il Bambino Gesù e l'Ospedale Gaslini di Genova -, che hanno un autentico Laryngotracheal team pediatrico. Altri ospedali hanno specialisti molto bravi ma non un team deputato. E' indispensabile, infatti, poter riunire tutte le competenze necessarie sotto lo stesso "tetto". Qui al Bambino Gesù, siamo in grado, in casi gravi – per esempio un bambino che nasca con un'ipoplasia completa della trachea, cioè con un lume tracheale di pochi millimetri, incompatibile con la vita – di riunire nel giro di un'ora e anche molto meno tutti gli specialisti che devono prenderlo in cura: cardiochirurgo, chirurgo toracico, radiologo, broncopneumologo, neonatologo, chirurgo neonatale, otorinolaringoiatra della chirurgia delle vie aree, che è la specialità della nostra unità, intensivista che dovrà accogliere il piccolo dopo l'intervento… E' una macchina complessa che deve girare alla perfezione e molto rapidamente.

Vi trovate ad affrontare molti casi gravi in un anno?

Ormai siamo un centro di riferimento nazionale. Quando abbiamo iniziato, 4 anni fa, prendevamo in carico essenzialmente pazienti dell'area di Roma e Lazio e poi del Centro sud. Adesso arrivano pazienti da tutt'Italia: Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto. E abbiamo numerosi casi anche dall'estero, soprattutto dall'est Europa. Si tratta di casi estremamente complessi di bambini sindromici che presentano una patologia principale e molte comorbilità. Possiamo trovarci di fronte a un paziente cardiologico che deve affrontare un intervento cardiochirurgico e presenta un problema tracheale o laringeo che verrà monitorato dalla nostra unità, contemporaneamente a deficit neurologici di rilievo e a anomalie dell'esofago… I casi che discutiamo nel Laryngotracheal team sono circa 50 l'anno.

Insieme all'ospedale Gaslini è stato lanciato, lo scorso anno, un network internazionale: con quale obiettivo?

Abbiamo lanciato INPAT, l'acronimo di "International Network Pediatric Airway Team", con l'intento di riunire i team che in tutto il mondo si occupano di chirurgia laringotracheale in situazioni complesse. L'incontro dello scorso anno a Genova ha avuto un enorme successo con la partecipazione di 53 Laryngotracheal Team e 230 delegati. Abbiamo deciso di tenere un congresso mondiale ogni due anni e il prossimo si terrà qui a Roma dal 24 al 28 giugno 2019. Obiettivo della rete è mettere a punto protocolli comuni e offrire uno spazio di discussione e confronto sui casi affrontati che riguardano tutti malattie rare. I documenti saranno poi diffusi in Rete così da mettere a disposizione di tutti i risultati conseguiti.

In questo modo si persegue uno degli obiettivi di fondo dell'ospedale che è la condivisione delle conoscenze…

E' uno dei modi. In questi mesi, ad esempio, è ospite da noi al Gianicolo per un periodo di formazione un broncopneumologo internista - che si occupa cioè non solo della diagnosi clinica ma anche dell'operatività endoscopica – che viene da Teheran. E' un segno della considerazione in cui è tenuto l'Ospedale Bambino Gesù a livello mondiale.

Quali sono le innovazioni più recenti della sua unità?

Abbiamo acquisito di recente degli strumenti molto sofisticati come il laser a CO2, ad anidride carbonica, che funziona non mediato dall'aria, ma da fibre. E' un laser che viene chiamato "da contatto" e questo amplia significativamente le possibilità chirurgiche in ambito endoscopico delle vie aeree. Lo stesso vale per un nuovo bisturi ad ablazione di plasma che consente con un impatto termico molto basso di agire sui tessuti patologici. Abbiamo, inoltre, a disposizione da poco tempo un device per riuscire a cucire all'interno della laringe operando dall'esterno. So che è difficile rendersene conto, ma bisogna calcolare che la laringe di un neonato misura 1-2 centimetri e noi adesso siamo in grado di modificare gli aspetti patologici dal di fuori, agendo a 50 centimetri di distanza, all'interno di un campo operatorio che è minimo.

Come si coniuga l'avanzamento della qualità della cura attraverso l'innovazione con la sicurezza? In altre parole: come si evita l'azzardo tecnologico?

Cercando di evitare l'autoreferenzialità. Io ho quasi 66 anni e continuo a girare per tutto il mondo per imparare, perché noi del Bambino Gesù insegniamo, ma anche impariamo, ad esempio ad usare il device che ho descritto. Possiamo usarlo nei bambini che hanno la paralisi laringea, cioè non muovono le corde vocali. Le corde vocali sono una porta che si apre per respirare e si chiude per parlare. Molti bambini nascono con questa porta chiusa e non riescono a respirare. Il dispositivo ci consente di ampliare lo spazio con una chirurgia solo endoscopica senza dover aprire o demolire le strutture. E' un risultato possibile solo in condizioni di assoluta sicurezza. Non è sperimentazione. La sicurezza è una delle mission dell'ospedale, una delle sue prerogative: carità - qualunque bambino qui ha diritto alle stesse cure - ma anche sicurezza.

Quanto è importante nel processo di cura il rapporto con le famiglie?

E' estremamente importante che la famiglia sappia qual è la problematica del figlio e a cosa va incontro. Accade, a volte, che le famiglie arrivino al Bambino Gesù confidando nel fatto che i medici qui abbiano una specie di bacchetta magica. Purtroppo non è vero. Per questo è necessario che i genitori comprendano l'entità del problema del bambino che può essere più o meno grave, ma soprattutto abbiano chiaro l'iter che dovranno affrontare perché è un percorso che va affrontato insieme. La compliance delle famiglie è fondamentale e per evitare incomprensioni è necessario essere chiari e dire sempre la verità.

Quali sviluppi si prospettano in generale nel suo campo e quali per il Bambino Gesù?

Oggi la medicina è ultraspecialistica. Nel settore della chirurgia delle vie aeree la tecnologia compie passi da gigante che facciamo quasi fatica a seguire e per questo è molto importante essere inseriti in network internazionali che favoriscono un continuo aggiornamento professionale.

Anche il lavoro in team con altri specialisti caratterizzerà il futuro della medicina? 

L'unità di chirurgia delle vie aeree nasce proprio con questa caratteristica. E' un'unità operativa interdipartimentale che funziona da sostegno a tutte le altre soprattutto la cardiochirurgia, la chirurgia neonatale, la chirurgia maxillo-facciale e la chirurgia digestiva. E questo è anche il valore specifico dell'Ospedale Bambino Gesù. La nostra unità operativa - l'unica in Italia - c'è da 4 anni. Mentre esiste in tutti gli ospedali pediatrici degli Stati Uniti. Non facciamo che adeguarci al futuro che è già in essere in altre parti del mondo. L'obiettivo è sempre di più affrontare patologie rare in modo settoriale e specialistico con le migliori competenze. 




 
 

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