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Abuso e maltrattamento su minore

Tutte le forme di maltrattamento fisico o emotivo. Può richiedere l'intervento concertato delle autorità giudiziarie, di pubblica sicurezza, dei servizi sociali e delle strutture sanitarie 

Quando si parla di abuso e maltrattamento si fa riferimento ad un atto o ad una serie di atti intenzionali, agiti da un adulto all’interno di una relazione caratterizzata da fiducia e/o potere, che possono produrre un danno reale o potenziale sulla salute del bambino e sulla sua crescita psicofisica.

È possibile distingue tra: condotte attive (abuso sessuale, fisico, psicologico ed emotivo) e condotte omissive (incuria, negligenza, mancata messa in sicurezza/protezione del minore, ecc).L’OMS identifica entrambe le condotte tra i fattori di rischio per la salute mentale.

L’abuso e il maltrattamento possono consumarsi in ambito extrafamiliare o intrafamiliare.

Nel secondo caso questi agiti vengono compiuti all’interno della relazione con le proprie figure di attaccamento determinando un trauma nella relazione caregiver-bambino andando a minare quel senso di sicurezza e di fiducia di cui il bambino stesso ha bisogno per maturare un’adeguata regolazione emozionale e percezione di sé positiva.

La ricerca ha dimostrato che lo stress produce cambiamenti neurobiologici nelle regioni cerebrali associate ad i seguenti processi:

  • Un’iperattivazione dell’amigdala (regione cerebrale coinvolta nell’individuazione e nella risposta alla minaccia) per le caratteristiche di imprevedibilità che spesso connotano i contesti maltrattanti;
  • La disattivazione di altri sistemi cerebrali (corteccia prefrontale) che sono normalmente coinvolti nell’elaborazione cognitiva delle informazioni funzionando come "torre di controllo".

Questa situazione determina la perdita della capacità di regolazione delle emozioni, dell’autoconsapevolezza, dell’empatia e della sintonizzazione con gli altri inficiando la percezione che il bambino ha di sé stesso, dell’altro e della relazione con esso.

Può essere associato anche un deterioramento dei rapporti sociali che porta talvolta a inibizione e ritiro sociale; possiamo ritrovare un’autostima molto bassa, poca fiducia in se stessi e una continua svalutazione delle proprie azioni e pensieri, come ad esempio: “non sono capace/non valgo nulla”.

Le conseguenze variano in base all’età, alla frequenza degli abusi/maltrattamenti, alla qualità della relazione con la figura abusante e alla presenza o meno di fattori protettivi.

Le conseguenze a breve termine possono essere: 

  • Paure specifiche scatenate da stimoli quali un determinato luogo, un certo oggetto, un determinato animale, una certa situazione;
  • Iperallerta per le caratteristiche di imprevedibilità nelle reazioni dei maltrattanti;
  • Perdita di interessi;
  • Disturbi del sonno;
  • Mancata acquisizione o perdita del controllo degli sfinteri;
  • Regressioni del comportamento o nel controllo degli sfinteri;
  • Riduzione o eccesso di appetito;
  • Comportamenti compulsivi come ad esempio dondolarsi, camminare avanti e indietro, sfregare o sbattere oggetti;
  • Rapidi passaggi di umore con crisi di pianto ingestibili, irritabilità e marcata iperattività, compromissione del funzionamento scolastico, ritiro sociale, disturbi della condotta, disturbi psicosomatici (dolori addominali, cefalee, crisi asmatiche), oltre che Disturbo Post Traumatico da Stress.

Le conseguenze a lungo termine possono essere:

  • Sviluppo negativo dell’immagine di sé con bassa autostima, compromissione della sfera interpersonale e della relazione bambino-caregiver;
  • Disturbi ansiosi;
  • Disturbo del comportamento sessuale;
  • Disturbi del comportamento alimentare;
  • Abuso di sostanze;
  • Disturbi di personalità;
  • Disturbo oppositivo-provocatorio e della condotta;
  • Psicosi;
  • Alterazione del tono dell’umore con o senza ideazione suicidaria;
  • Disturbo da stress post traumatico complesso.

Per quanto riguarda i ragazzi, è importante tenere presente che, nel nostro cervello, c’è una sorta di “segnalatore di fumo”, che si attiva nelle situazioni di pericolo: è fondamentale ascoltarlo e parlare di ciò che ci succede con persone di cui si ha fiducia.

Ci sono, in particolare, alcune domande da farsi per capire se si è vittima di abusi e maltrattamenti:

  • Un adulto ti sta chiedendo di fare qualcosa che non sai bene cosa significa e perché lo fa?
  • Un adulto ti sta chiedendo una cosa strana e ti promette un regalo in cambio?
  • Un adulto ti ha chiesto qualcosa e ti fa promettere di mantenere il segreto con gli altri, o ti dice che i tuoi genitori ne soffrirebbero?
  • Un adulto ti sta chiedendo di fare qualcosa che non vuoi? (toccarlo, baciarlo, accarezzarlo, vedere dei filmati o delle foto o le sue parti intime, farti la doccia con lui, farti toccare, baciare, accarezzare)
  • Un adulto ti sta chiedendo di fare a te qualcosa che non vuoi? (farti la doccia con lui, farti toccare, baciarti, accarezzarti)
  • Un adulto ti ha chiesto qualcosa che non riesci a raccontare ai tuoi amici o genitori o ad altri adulti che conosci?
  • Ti trovi in una situazione in cui non sei riuscito a dire di no e ti vergogni?
  • Qualcuno ti ha mai picchiato/urlato/sculacciato, dato i calci, tirato i capelli, tirato un oggetto?
  • Hai mai visto mamma e papà farsi male?
  • Hai mai visto qualcuno picchiare/spingere/ferire la mamma o il papà?

La famiglia è uno dei fattori protettivi più efficaci nella vita dei figli per prevenire gli abusi e per supportare i minori vittime.

È importante informare il bambino dei pericoli che può incontrare nel corso della sua crescita, sia dentro che fuori casa, pericoli da cui ci si può difendere se si ha qualcuno con cui parlarne, se si ha il coraggio di chiedere aiuto.

Tutto ciò passa attraverso la capacità del genitore di saper ascoltare e comprendere ciò che sta accadendo intorno al bambino, affinché questi si senta aiutato e compreso.

Anche per gli adulti ci sono dei campanelli di allarme:

  • Cambio improvviso del rendimento scolastico;
  • Comportamenti che alludono con parole e gesti alle attività sessuali;
  • Mostrarsi insolitamente triste e solitario (umore negativo persistente, isolamento, stanchezza cronica, mancanza di interesse);
  • Lamentare continuamente dolori fisici che non trovano una spiegazione medica (es. mal di testa, mal di pancia).
  • Avere frequenti disturbi del sonno;
  • Disturbi dell’alimentazione (comparsa di restrizioni o abbuffate)
  • Avere timore degli adulti (o di un adulto in particolare);
  • Sviluppare nuove paure, con un conseguente bisogno di essere maggiormente rassicurato rispetto al passato, oppure riacutizzazione paure di quando era più piccolo;
  • Aggressività e/o comportamento impulsivo;
  • Riproduzione ripetuta di un evento traumatico.

L’approfondimento, mirato a valutare lo stato psicofisico del paziente, prevede una visita neuropsichiatrica e psicologica mediante colloqui clinici, questionari e test standardizzati (somministrati al bambino e/o al caregiver) al fine di comprendere il funzionamento del bambino, il suo livello cognitivo/psicomotorio ed il suo profilo psicopatologico. 

Per i bambini più piccoli sono previste sedute di osservazione del gioco per valutare le capacità relazionali e autoregolazione emotiva del bambino.

Se necessario vengono inoltre richieste consulenze multispecialistiche (es. pediatrica, radiologica, ginecologica) in caso di riscontro di lesioni o indicazioni cliniche.

Non esiste tuttavia un indicatore o sintomo specificamente correlato ai maltrattamenti subiti.

Il piano di cura deve essere stabilito da una équipe specializzata sulla base del profilo psicopatologico del bambino e delle risorse della famiglia.
Interventi indicati dalle linee guida internazionali:

  • Interventi di psicoterapia individuale ed interventi integrati con i genitori/figure adulte di riferimento finalizzati alla gestione funzionale delle problematiche del bambino e alla ricostruzione di legami di fiducia;
  • Intervento farmacologico sulla base delle caratteristiche cliniche e della gravità dei sintomi presentati;
  • Può essere necessario per la presa in carico ed il follow-up l’intervento concertato dell’autorità giudiziaria, di pubblica sicurezza, dei servizi sociali e delle strutture sanitarie territoriali (TSMREE).

“Non c’è ferita che non si possa curare”. La condizione di abuso non è una condanna per l’individuo, ma un fattore di rischio all’interno del suo percorso evolutivo che è fatto anche di fattori di protezione individuali (genetici, neurobiologici, cognitivi, emozionali) e ambientali (es. familiari, psicologi, insegnanti).

Il servizio di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha una linea di consulenza telefonica gratuita sempre attiva “Lucy”: 06 6859 2265.

Un gruppo di professionisti pronti a rispondere in ogni momento a richieste di aiuto che riguardano la sofferenza psichica di bambini e adolescenti, rivolta ai minori, ai loro genitori e quanti vengono a contatto con situazioni che richiedono un pronto intervento psicologico-neuropsichiatrico.

La Neuropsichiatria offre inoltre un percorso di approfondimento diagnostico psicopatologico e neuropsicologico dei bambini vittima di abuso


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  • A cura di: Paola De Rose, Simona Sestito, Stefania Falvo, Veronica Sperandini
    Unità Operativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza
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Ultimo Aggiornamento: 22  Gennaio 2024 


 
 

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