
Per Chiara il 21 ottobre non è stato un giorno come gli altri. Che sarebbe stata una giornata speciale per lei, lo aveva scoperto solo la sera prima, quando le era stato detto che avrebbe potuto incontrare Ultimo: per lei un sogno che stava per avverarsi. La mattina del 21 è emozionata come non mai, si è preparata presto e ha chiesto di poter uscire. Non riesce a stare ferma nella sua camera d’ospedale.
Chiara è ricoverata al Bambino Gesù da un anno e mezzo, dopo aver avuto un incidente a cavallo. Le prime cure in Sardegna, dove è nata è cresciuta, e poi il trasferimento a Roma, perché il quadro clinico era complicato e le sue condizioni si aggravavano.
Proprio al Bambino Gesù, nella ludoteca della sede del Gianicolo, il 21 ottobre arriva Ultimo, il cantante che – senza saperlo – l’ha accompagnata nel momento più difficile della sua vita.
“Per Chiara è stata un’emozione fortissima scoprire che Ultimo sarebbe venuto in ospedale - racconta Maria Laura, la mamma di Chiara -. Non ha dormito tutta la notte, non vedeva l’ora di scendere in ludoteca ad aspettarlo. Nessuno sapeva cosa avevamo vissuto in quei mesi. Era una storia solo nostra, tra me, lei e chi si è occupata di lei in questi mesi.”
Una storia che inizia nella Terapia Intensiva del Bambino Gesù: “Quando è arrivata qui in ospedale l’hanno ricoverata in Area rossa, in Rianimazione - ricorda Maria Laura -. È rimasta in coma per tre mesi. Non sapevamo se si sarebbe mai svegliata, né in quali condizioni. Poi, un’infermiera ci ha suggerito di metterle un po’ di musica. Così, un giorno di giugno, dal computer abbiamo fatto partire un concerto di Ultimo.”
Quel concerto, da quel momento, non si è più fermato. Ogni giorno, tra le pareti silenziose della rianimazione, la voce di Ultimo è diventata un sottofondo costante. Per Chiara, ma anche per la sua mamma e per le infermiere. Un modo per tenere viva la speranza.
“Finiva e lo rimettevamo da capo - ricorda Maria Laura -. Cantavamo insieme alle infermiere, per non crollare. E speravamo che Chiara ci sentisse, che riconoscesse la voce, che quella musica potesse arrivarle dentro.”
Dopo settimane di attesa, i medici hanno deciso di ridurre gradualmente i farmaci, per vedere se Chiara avrebbe dato un segnale. E quel segnale è arrivato.
“Ha iniziato a muoversi. Poi ha aperto gli occhi. Davanti a lei c’era solo uno schermo, con Ultimo che cantava. E in quel momento ha iniziato a muovere le labbra. Non poteva ancora parlare, ma capivamo che stava cantando. Stava cantando le sue canzoni.”
Per Maria Laura è stato un piccolo gesto che significava tutto: Chiara era tornata a sentire, a riconoscere, a vivere.
“Quando abbiamo visto il suo labiale sulle parole delle canzoni, ci siamo abbracciati e abbiamo pianto. Se riconosceva la musica, significava che la nostra Chiara stava tornando da noi.”
Da quel momento, ogni giorno è stato un passo avanti.
Le infermiere continuavano a farle ascoltare le sue canzoni preferite anche quando la mamma non poteva essere presente. La musica è rimasta con lei fino all’ultimo giorno in rianimazione.
“È uscita da quel reparto che cantava. Dopo tre mesi a letto, è riuscita a scendere da sola dalla barella, con le sue gambe. Sorrideva. Non dimenticherò mai quella scena. È stata la musica ad accompagnarla fino alla porta del Reparto di terapia intensiva”.
Un anno e mezzo dopo, quella voce che aveva potuto ascoltare solo dal suo letto d’ospedale, Chiara sta per sentirla dal vivo. Quando ha saputo che il 21 ottobre Ultimo sarebbe venuto in Ospedale a cantare per i bambini ricoverati, non riusciva a crederci.
“Questa giornata per me è stata davvero emozionante, perché mi ha riportata indietro di un anno e mezzo, a quel momento in cui mi sono ritrovata a ricominciare da zero e a cercare di andare avanti - ha detto Chiara emozionata, l’abbraccio con il suo cantante preferito un momento indelebile nel suo cuore -. È anche grazie alle canzoni di Ultimo se sono ritornata più forte di prima”.
