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Lettera ai genitori "a metà"

Una mamma, un papà, un bimbo prematuro. Un'ode alla vita, un invito a non aver paura di essere felici. Per tutti i fortunati che hanno messo al mondo un "tipo tosto"

Care mamme, cari papà,

questa lettera è per tutti voi genitori di bambini "piuma". Per tutti voi che, come me e il mio compagno, avete affrontato o state affrontando l'esperienza dell'essere genitori a METÀ.
Sì, perché quando la nascita di tuo figlio non è un evento gioioso, non ci sono confetti, non ci sono fiori e palloncini, ma tanta rabbia, angoscia e dolore, sei genitore a META'. 

A METÀ perché sei mamma ma non puoi abbracciarlo, sei papà ma non puoi baciarlo, hai un bambino, ma non puoi vestirlo. E' nato, ma la sua culla è vuota e non può dormire nelle sue lenzuola.

Quella META' però deve darsi da fare e affrontare subito sfide enormi, perché la prima cosa che devi imparare a fare è ingoiare e mandare giù avvertimenti e brutte notizie, continue brutte notizie, a volte  devastanti, perché passeranno mesi prima che il medico inizi ad essere positivo, perché da subito sei chiamato in causa per decidere di cose di cui fondamentalmente non capisci nulla, perché devi firmare consensi e informarti, capire, chiedere e richiedere.
Imparare a vivere le 24 ore affrontandole una alla volta. 

Ora il tuo è un mondo fatto di fili, tubi, monitor, allarmi, disinfettante, camici e mascherine, rituali di disinfezione, disinfezione e poi ancora disinfezione.
Inizi a parlare di prelievi, anemie, trasfusioni, pcr, antibiotici, farmaci, tanti farmaci, talmente tanti che non vuoi neanche più saperli.

Lettera ai genitori "a metà"
E mentre cerchi di organizzarti in mezzo a tutto questo, per trovare un equilibrio, lì, aldilà del vetro, c'è un esserino minuscolo, che sta affrontando una sfida molto più grande della tua; perché è lui che combatte, è lui che mangia tramite un sondino, è lui che è intubato, è lui che ha un catetere venoso centrale perenne, è lui che subisce diversi prelievi al giorno, è lui che vive 24 ore tra i suoni incalzanti dei monitor.
E allora realizzi che non puoi lamentarti TU! Non puoi e non devi piangere, non puoi compatirti e farti compatire, ma devi avere almeno metà della sua forza e trovare un modo per respirare e andare avanti, di RESPIRARE, proprio come lui,  la cosa più difficile.

Insieme, RESPIRARE.

Allora, care mamme, cari papà, affidatevi a ciò che vi dà forza. Alla fede, qualunque essa sia, alla speranza, all'amore, e siate felici, anche se vostro figlio ancora non ha le sembianze del bambino che speravi, anche se è piccolissimo.
E' comunque lì. E' vivo e RESPIRA.
Va avanti, mangia, cresce e combatte. Allora smettetela di viverla come un lutto e siate felici. Andate a trovarlo tutti i giorni, non lasciatelo mai, per tutto il tempo possibile. Tu, mamma, lasciagli il tuo latte se puoi, così un pò di maternità la sentirai anche tu. E sfioratelo, accarezzatelo e parlategli, tutti i giorni. Ditegli quanto siete fieri di lui e di quello che sta facendo, cantategli le ninne nanne, a voce alta, perché attraverso l'oblò dell'incubatrice possa sentirvi, senza temere di essere ridicoli.

Per lui, le vostre voci, saranno un suono meraviglioso

Alternatevi, così che possa percepire la forza di entrambe le carezze, mandategli baci, gli arriveranno, e non piangete mai davanti a lui, mai. Il vostro momento per stare con lui è troppo breve per renderlo triste.
Quando non siete in ospedale da lui, non abbiate paura e vergogna di uscire, di andare fuori a mangiare una pizza o di riprendere la vostra vita. Anzi, fatelo. Andate in giro e immaginate che presto potrete tornarci tutti insieme. Credeteci. E non abbiate paura ad essere felici perché vostro figlio ha preso 50 grammi, anzi festeggiate, magari con un dolce e un bicchiere di vino e, nel frattempo, pensate a tutto il bello che vi aspetta, perché quando uscirete da questo percorso, avrete il privilegio di vivere con un tipo tosto, che vi ha insegnato la vita e continuerà a insegnarvi tanto, e voi dovrete essere alla sua altezza.

Lettera ai genitori "a metà"
Una mamma, un papà.




 
 

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