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Scoliosi idiopatica nel bambino e nel ragazzo

Deviazione laterale della colonna vertebrale con rotazione delle vertebre che peggiora nel tempo. Va curata con busti o corsetti correttivi o con un intervento chirurgico 

La scoliosi è una malformazione della colonna vertebrale caratterizzata da una deviazione laterale accompagnata da una rotazione delle vertebre. Tale deformità risulta essere permanente e si manifesta con una sporgenza (gibbo) costale o lombare. 

Il termine idiopatica sta ad indicare l’assenza di una causa specifica. Altre forme di scoliosi, molto meno frequenti dell’idiopatica, comprendono:

Scoliosi sindromiche: 

Le femmine sono più colpite rispetto ai maschi e la familiarità gioca un ruolo importante: se uno dei due genitori risulta affetto da scoliosi, il figlio ha una probabilità di svilupparla nel 30% dei casi mentre se entrambi i genitori sono affetti da tale deformità i figli hanno il 50% di probabilità di sviluppare una scoliosi più o meno grave.

Sebbene la scoliosi idiopatica possa manifestarsi a qualsiasi età, spesso diventa un problema durante la preadolescenza e l'adolescenza, quando i bambini crescono rapidamente. Esistono tre tipi di scoliosi idiopatica (in relazione all’età di insorgenza): 

  • La scoliosi idiopatica infantile viene diagnosticata nel periodo che va dalla nascita ai 3 anni. La scoliosi infantile rappresenta meno dell'1% di tutti i casi pediatrici;
  • La scoliosi idiopatica giovanile viene diagnosticata nei bambini tra i 3 e i 9 anni. La scoliosi giovanile rappresenta dal 12 al 20% di tutti i casi pediatrici;
  • La scoliosi idiopatica adolescenziale viene diagnosticata nei bambini di età compresa tra i 10 e i 16 anni. Circa l'80% di tutti i casi di scoliosi idiopatica pediatrica rientra in questa categoria.

Nella maggior parte dei casi i ragazzi con scoliosi non accusano sintomi. Durante lo scatto di crescita di un bambino, generalmente tra i 10 e i 15 anni, i sintomi della scoliosi idiopatica diventano spesso più evidenti. 

Questi includono: 

  • Dislivello delle spalle e del bacino (figura);
  • Asimmetrica delle scapole (figura);
  • Sporgenza asimmetrica delle coste;
  • Asimmetria dei triangoli della taglia, cioè lo spazio formato dal fianco e l’interno del braccio rilassato ai lati al corpo (figura);
  • Dislivello pelvico, la linea del bacino non è orizzontale (figura); 
  • Gibbo, sporgenza della colonna vertebrale;
  • La linea che dalla vertebra C7 cade a piombo verso terra è sbilanciata.

 

La scoliosi idiopatica viene spesso scoperta per la prima volta durante un controllo pediatrico o scolastico. Ciò è comune nei bambini che indossano abiti larghi che potrebbero coprire i sintomi della scoliosi. 

L’atteggiamento scoliotico presenta, al pari della scoliosi strutturata, una deviazione laterale della colonna vertebrale ma, a differenza della prima, non presenta rotazione delle vertebre.

L’esame clinico di un atteggiamento scoliotico non evidenzierà pertanto alcun gibbo. Tali forme posturali sono quindi delle malformazioni reversibili che, nella maggior parte dei casi, rispondono positivamente ad un trattamento correttivo.

In seguito a un'attenta valutazione clinica occorre eseguire gli esami radiologici.

L’esame di primo livello in grado di fornire un gran numero di informazioni è la Radiografia della colonna vertebrale in 2 proiezioni, antero-posteriore e laterale, eseguita in piedi.

Dalla radiografia si ricava un parametro di estrema importanza: l’angolo di Cobb (vedi figura qui sotto), che definisce la gravità della scoliosi.

In base a tale angolo differenziamo:

  • Scoliosi lievi (fino a 20°);
  • Scoliosi moderate (da 20° a 40°);
  • Scoliosi gravi (oltre i 40°).

Angolo di Cobb

Si possono eseguire ulteriori radiografie per determinare la flessibilità della curvatura della colonna. 
La risonanza magnetica (RM) della colonna vertebrale non viene utilizzata di routine per i pazienti affetti da scoliosi idiopatica.

Tale esame di secondo livello trova indicazione quando esistono dubbi alla visita neurologica, in presenza di un dolore importante o una malformazione "atipica" oppure per quei pazienti che devono essere sottoposti a trattamento chirurgico.

La probabilità che ci sia qualcosa di anomalo alla risonanza 
magnetica è molto bassa
.

Il parametro principale utilizzato per valutare l’evoluzione clinica della scoliosi idiopatica è rappresentato dal test di Risser.


La classificazione Risser è utilizzata per classificare la maturità scheletrica in base al livello di ossificazione delle creste iliache. 
Possiamo riconoscere varie fasi (figura qui sotto):

  • Risser 0: nessun centro di ossificazione;
  • Risser 1: ossificazione sotto il 25%;
  • Risser 2: ossificazione tra il 25-50%;
  • Risser 3: ossificazione tra il 50-75%;
  • Risser 4: ossificazione oltre il 75%;
  • Risser 5: ossificazione completa.

Poiché lo stadio 0 e lo stadio 5 possono apparire simili, l'età e le cartilagini di accrescimento delle ossa lunghe possono essere di aiuto per distinguere tra i due stadi.

Un paziente con stadio 0 avrà ancora le cartilagini di accrescimento aperte nella maggior parte delle ossa lunghe e sarà probabilmente più giovane di 16 anni (femmina) o di 18 anni (maschio).

Un paziente con stadio 5 non avrà cartilagini di accrescimento aperte nelle ossa lunghe.

La scoliosi idiopatica non è una condizione pericolosa per la vita. La maggior parte dei bambini e degli adolescenti affetti da scoliosi idiopatica possono aspettarsi una vita normale e attiva.

Le prospettive dipendono in gran parte dalla natura, dalla gravità della scoliosi e dall’età. La diagnosi e il trattamento precoci sono importanti per ridurre al minimo gli effetti a lungo termine della scoliosi. 

I bambini con una scoliosi lieve, una curva inferiore a 20°, sono monitorati durante le regolari visite mediche per essere sicuri che la curva non peggiori. In alcuni casi può essere utile un percorso fisioterapico mirato.

I bambini con scoliosi moderata, una curva tra i 20 e i 40° sono in genere trattati con corsetto o busto correttivo.

Tale strumento ha lo scopo di evitare che la curva diventi più grave e, in alcuni casi, di determinare un miglioramento. Se la curva dovesse peggiorare nonostante il costante utilizzo del corsetto il bambino avrà probabilmente necessità di un intervento chirurgico. 

I bambini con scoliosi grave, una curva superiore a 40 gradi di solito hanno bisogno di un intervento chirurgico. La procedura chirurgica più comune è l’osteosintesi ed artrodesi vertebrale, dove per osteosintesi viene indicato il posizionamento di mezzi di sintesi, ovvero strumenti che uniscono (barre e viti) e per artrodesi viene indicata la fusione tra le vertebre (vedi figure qui sotto).


Negli ultimi anni, grazie alle innovative tecniche chirurgiche di cui possiamo avvalerci, si è assistito a un drastico abbattimento dei tempi chirurgici con conseguente riduzione della durata media del ricovero che è intorno a circa 5-7 giorni.

Gli strumenti attuali ci permettono da un lato una rapida mobilizzazione del paziente: in 1-2° giornata post-operatoria il paziente può assumere la posizione seduta mentre in 2-3° giornata il paziente può mettersi in piedi. Le tecniche attualmente utilizzate ci permettono anche di evitare l’utilizzo di gessi o busti correttivi nel post-operatorio. 

Il continuo monitoraggio neurofisiologico durante la procedura in sala operatoria ha ridotto in maniera considerevole il rischio di danni neurologici. La maggior parte dei bambini può tornare a scuola in seguito alla rimozione dei punti della ferita chirurgica, che avviene mediamente dopo 2 settimane dall’intervento.

A 40 giorni dall’intervento è consigliato il nuoto, per una rapida ripresa muscolare, mentre l’attività sportiva di contatto può essere ripresa dopo 4-6 mesi. 

Per i bambini che hanno bisogno di un intervento chirurgico, il nostro gruppo di lavoro comprende medici di diverse specialità: chirurghi, anestesisti e infermieri con competenze specifiche per questo tipo di chirurgia.

Ogni membro della squadra svolge un ruolo importante nel garantire la qualità e la sicurezza prima, durante e dopo l'intervento.

È vero che la scoliosi è causata da una cattiva postura?
È falso che la scoliosi sia causata da una cattiva postura (zainetto, banco, posizione seduta, modo di dormire).

La differenza fondamentale tra scoliosi e atteggiamento scoliotico è, come visto, la strutturazione vertebrale, cioè la rotazione delle vertebre, associata alla rigidità e fissità.

Le posizioni scorrette sul banco, nel letto, a tavola, o i pesi (come lo zaino) hanno la caratteristica di produrre deformazioni della colonna senza rotazione e quindi reversibili alla sospensione della causa. Inoltre, queste posture vengono mantenute per un periodo di tempo limitato, quindi non in grado di produrre malformazioni durature nel tempo.

Infine, se realmente vi fosse una relazione di causa-effetto tra la cattiva postura e l'insorgenza di scoliosi, la quasi totalità degli scolari dovrebbe avere la scoliosi.

Viceversa, i ripetuti controlli scolastici eseguiti hanno costantemente mostrato incidenze oscillanti tra il 4 per mille e l'1% della popolazione. Molto più alta è l'incidenza dell'atteggiamento scoliotico.

È vero che la scoliosi guarisce con la ginnastica?
Falso. Nessuna ginnastica, per quanto eseguita in maniera intensiva e prolungata, ha la capacità di arrestare l’evoluzione della scoliosi.

Allora dobbiamo ritenere:

  • Che la ginnastica, cioè la tonificazione di tutti i gruppi muscolari, ha un’utilità al solo scopo di ottenere uno sviluppo armonico, tonico-trofico del fisico dei pazienti scoliotici, soprattutto nel caso in cui questi soggetti debbano indossare busti correttivi e/o gessi, che comporterebbero una debolezza muscolare da non–uso;
  • Che non possiamo aspettarci dalla ginnastica ciò che essa non può darci, cioè la prevenzione del peggioramento della scoliosi e, tantomeno, il suo miglioramento, che va ottenuto con altri metodi di cura (busti, interventi chirurgici) cui la ginnastica offrirà un valido aiuto.

È vero che una ginnastica scorretta peggiora la scoliosi?
Falso. Per gli stessi motivi sopra elencati, non è possibile che esercizi scorretti influiscano sull’evoluzione della scoliosi, che per molti versi è autonoma, diversa da persona a persona, perché è determinata geneticamente.

È vero che sport asimmetrici peggiorano la scoliosi?
Falso. Gli sport asimmetrici, come il tennis, a meno che non vengano esercitati per molte ore al giorno, livello agonistico o professionistico, non sono in grado di influenzare negativamente l'evoluzione della scoliosi che, lo ripetiamo, ha un suo andamento già determinato in ogni persona.

È vero che troppa ginnastica fa male?
Falso. Un soggetto in accrescimento, in fase puberale, tra gli 11 e i 18 anni, è in grado di sostenere tranquillamente un programma di esercizi fisici o di attività sportiva giornaliero.

Anzi, idealmente dovrebbe esercitare il fisico circa un'ora ogni giorno, magari variando il tipo di attività; alcuni giorni ginnastica, altri giorni attività sportive differenti.

È vero che il busto va portato senza eseguire ginnastica?
Falso. I busti di gesso o di plastica hanno il compito di correggere passivamente l'entità della scoliosi. Essi devono essere portati per lunghi periodi, in genere per molti mesi e talvolta per anni.

Pertanto essi hanno tendenza a rendere più piccoli e più deboli gruppi muscolari che, viceversa, devono essere esercitati anche quando si indossano i busti.

Inoltre, l'esercizio di questi gruppi muscolari previene la perdita della correzione ottenuta dai busti, al momento in cui questi vengono rimossi. L'utilizzo aggiuntivo della ginnastica in corso di un trattamento con busti correttivi è non solo utile ma necessario.

È vero che il piede piatto e la dismetria del bacino possono indurre scoliosi?
Falso. Non esiste nessuna relazione tra la contemporanea presenza di condizioni come il piede piatto o il ginocchio valgo e l'insorgenza della scoliosi. Si tratta di due condizioni del tutto diverse.

Per ciò che riguarda la differente lunghezza di una delle due gambe che comporta un differente livello tra le due ossa del bacino, va specificato che questa differenza, se superiore ai 2-3 centimetri, è in grado di causare una scoliosi, così detta, secondaria.

Questa scoliosi non è strutturale e quindi non provoca rotazione delle vertebre e non peggiora nel tempo. Difatti se noi compensiamo la differenza di lunghezza degli arti inferiori con un plantare, osserviamo la scomparsa totale della scoliosi.

 

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  • A cura di: Pier Francesco Costici, Sergio Sessa
    Unità Operativa di Ortopedia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 13  Aprile 2023 


 
 

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