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La ricerca cura il futuro del pianeta: l'Ospedale Bambino Gesù aderisce alla Notte europea dei ricercatori 2021

Dal 18 al 25 settembre contenuti dedicati, laboratori scientifici e video "entreranno" nelle case di giovani e famiglie per avvicinarli al mondo della scienza

LEAF - heaL thE plAnet’s Future, Cura il futuro del pianeta - è il tema dell’edizione 2021 della Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici, organizzata da Frascati Scienza e promossa dalla Commissione Europea.

A partire da sabato 18 settembre migliaia di persone impegnate nella ricerca che lavorano negli istituti europei che aderiscono all'iniziativa sono state le protagoniste delle sessioni e degli eventi che hannoavuto come obiettivo quello di diffondere la cultura scientifica e di far conoscere ai giovani e alle famiglie le professioni dei ricercatori e delle ricercatrici.

Lo slogan di quest'anno, Cura il futuro del pianeta, ricalca la necessità di valorizzare, a tutti i livelli, la ricerca scientifica, che è impegnata in prima linea nell'accogliere le sfide cui la pandemia da Covid -19 e il cambiamento climatico ci hanno costretti a far fronte.
La scienza, come la foglia verde che è l'immagine rappresentativa scelta per l'anno 2021, ha il compito di restituire ossigeno a un mondo che sta subendo un forte contraccolpo sociale e culturale.

L'Ospedale Bambino Gesù, Istituto di Ricovero e cura a carattere scientifico, ha aderito alla Notte della Ricerca aprendo le porte dei laboratori con una modalità già sperimentata lo scorso anno, non in presenza, ma online, portando i ricercatori e le ricercatrici a casa delle persone.
Per tutta la settimana, che si è conclusa sabato 25 settembre, ha proposto sul proprio sito e sui propri canali dedicati contenuti che hanno mostrato cosa accade dentro i laboratori di ricerca, come lavorano i ricercatori, che strumenti usano per le loro attività e cosa stanno studiando per migliorare la vita dei pazienti e delle loro famiglie.

Perché, come ha scritto Frascati Scienza nella nota di lancio, “per un pianeta in salute serve il lavoro dei ricercatori e delle ricercatrici”.

Ecco quindi che il sito dell'Ospedale si è colorato di verde e di fucsia in una sezione speciale dedicata all'evento, ospitando video e contenuti multimediali per i ragazzi più grandi, senza dimenticare di coinvolgere il pubblico dei pazienti piccoli, che hanno disegnato il loro scienziato perfetto e ci hanno raccontato, attraverso frasi e pensieri, che cosa potrebbe fare la ricerca scientifica per salvare il pianeta .

Come ha fatto Alessio, che ha immaginato uno scienziato che fa una scoperta eccezionale: l' Arcobalenina, una medicina in grado di curare tutte le malattie croniche rare e di restituire tanti colori a tutti i bambini malati.

E una novità di quest'anno: il 24 settembre la ludoteca della sede del Gianicolo del Bambino Gesù si è trasformata in un laboratorio scientifico. Che cosa c'è dentro le cose  è stato uno dei viaggi che due giovani ricercatori muniti di microscopio hanno proposto ai bambini presenti, che hanno avuto la possibilità di perlustrare quello che l'occhio non è in grado di vedere.

Iniziamo il nostro giro virtuale dentro ai laboratori di ricerca del Bambino Gesù.

Nel laboratorio di Genetica molecolare e genomica funzionale un team di giovani ricercatori e ricercatrici si occupa di sviluppare modelli in vivo sperimentali per lo studio dettagliato di malattie rare ad oggi ancora orfane di diagnosi e cura.
Il laboratorio prevede un sistema di acquacoltura dove vengono allevati piccoli pescetti di acqua dolce, gli Zebrafish, che consentono di studiare in maniera trasparente l'effetto dell'alterazione dei geni riscontrati in pazienti pediatrici.
Antonella Lauri, biotecnologa medica e dirigente biologa, ci fa vedere come può un pesciolino consentire tutto questo.

Nel laboratorio di Malattie metaboliche si occupano di patologie metaboliche, una branca delle malattie rare che affligge un numero considerevole di bambini.
Attraverso gli spettrometri di massa, strumenti analitici molto avanzati, i ricercatori e le ricercatrici sviluppano nuove metodiche per effettuare la diagnosi biochimica di queste malattie, ma anche per individuare nuove possibilità per il follow up del paziente, anche durante la sua crescita.
Il lavoro di ricerca che si svolge in questo laboratorio - strettamente legato all'attività clinica con cui dialoga costantemente - è concentrato sul miglioramento della qualità della vita dei bambini e dei ragazzi, non soltanto sulla loro aspettativa di vita. 
Giulio Catesini, spettrometrista di massa, ci racconta cosa fanno quotidianamente per loro.

Nel Laboratorio di Immunologia dei Tumori si occupano dello studio delle cellule del sistema immunitario. Queste cellule sono un piccolo esercito che difende l'organismo dalle infezioni e dai tumori. Il compito dei ricercatori e delle ricercatrici del laboratorio è quello di insegnare alle cellule, chiamate natural killer, di essere sempre più capaci a riconoscere il tumore e di eliminarlo, risparmiando le cellule sane. Non solo; si occupano anche di contrastare le cellule che sono invece "complici" del tumore, perché lo aiutano a nascondersi.
Paola Vacca e Nicola Tumino, due ricercatori biologi, ci spiegano come fanno a trovare terapie sempre più efficaci e specifiche per impedire al tumore di crescere.

Nel Laboratorio di Microbioma Umano si effettuano delle analisi per produrre delle mappe che caratterizzino le comunità microbiotiche complesse dei vari distretti. Grazie a queste attività i ricercatori e le ricercatrici possono fornire alcuni servizi, come il trapianto di microbiota intestinale pediatrico e l'assistenza clinica per supportare sia interventi nutrizionali che clinico-assistenziali.
Le informazioni ricavate dalla comunità batterica - quali batteri ci sono e come interagiscono tra di loro - contribuiscono a individuare una medicina personalizzata laddove si trattino determinate patologie dei bambini. 
Lorenza Putignani, la responsabile dell'Area di ricerca di Microbioma umano, descrive questa nuova frontiera della medicina.


Nel laboratorio di Stampa 3D Biomedicale è possibile ricreare oggetti fisici a partire da oggetti virtuali, attraverso l'utilizzo di una stampante 3D. Gli oggetti anatomici riprodotti possono essere utilizzati per la preparazione degli interventi chirurgici. Un altro strumento, lo scanner 3D, permette ai ricercatori di scansionare le parti anatomiche esterne di un paziente sfruttando l'emissione di una luce a LED, senza radiazioni.
Nel laboratorio di Bioprinting, i ricercatori utilizzano un particolare tipo di stampante 3D (Bioprinter) che utilizza materiale biologico finalizzato alla rigenerazione dei tessuti, una tecnica che permette di riprodurre in vitro le parti d'organo danneggiate. Attualmente, gli studi si concentrano sul campo della rigenerazione del tessuto osseo, pancreatico e della cartilagine.
Luca Borro, ingegnere biomedico e ricercatore, ci spiega i diversi campi di applicazione della tecnologia 3D e i possibile scenari futuri 


Nel laboratorio di Terapia genica dei tumori seguono delle ricerche volte a modificare alcune cellule per aiutare i bambini e i ragazzi a combattere le patologie neoplastiche, come i tumori e le leucemie.
In particolare, a partire dalle cellule del paziente, i ricercatori e le ricercatrici del laboratorio si occupano di sviluppare farmaci che insegnino al sistema immunitario a riconoscere il tumore ed eliminarlo.
Concetta Quintarelli, responsabile di Terapie cellulari innovative, ci racconta come studiano il male che colpisce i giovani pazienti e come riescono a caratterizzarlo così bene da riuscire a generare dei farmaci specifici per ciascuno di loro.

Nel laboratorio delle Cardiopatie secondarie alle malattie sistemiche, all’interno dell’Unità operativa di Cardiologia Sant'Onofrio, si occupano di acquisire dati ecocardiografici sia standard che con metodiche avanzate tridimensionali per l’analisi avanzata della funzione cardiaca e della meccanica ventricolare.
Gli obiettivi principali dell’attività di ricerca che svolgono all'interno del laboratorio sono di garantire uno standard elevato e uniforme nella gestione e nell’analisi dei dati ecocardiografici, di fornire analisi avanzate dei parametri funzionali e strutturali della meccanica ventricolare cardiaca e di generare dati uniformi e comparabili ai diversi centri di ricerca che collaborano con l'Ospedale.
Marcello Chinali, medico cardiologo responsabile di alta specializzazione ci spiega come, attraverso la creazione dei big data, sia possibile anche in campo cardiologico lo sviluppo una medicina di precisione individualizzata sul singolo paziente.

Nella Biobanca di ricerca del Bambino Gesù i ricercatori e le ricercatrici supportano tutte le attività volte a promuovere una medicina personalizzata, predittiva, preventiva e partecipativa.
I risultati che si acquisiscono attraverso la ricerca traslazionale non sono solo a beneficio dei pazienti pediatrici, ma anche di tutta la comunità scientifica.
Ecco come funziona l’attività della Biobanca, dal momento in cui il clinico presenta a un paziente la possibilità di partecipare a un progetto di ricerca, e il viaggio che compie un campione, dall’arrivo in ospedale fino alla conservazione e all'utilizzo. Ce lo spiegano Tiziana Franchin, responsabile del servizio e Gianna Di Giovamberardino, responsabile del controllo qualità.

Nell’Unità Operativa di Epilessie rare e complesse si occupano di Epilessie farmaco resistenti, ovvero di quelle epilessie che non rispondono alla terapia farmacologica e che necessitano quindi di un maggiore impegno sia da un punto di vista della diagnostica che della prospettiva terapeutica.
Uno dei grossi ambiti di attività dell’Unità è la chirurga dell’epilessia e la genetica dell’epilessia, due sottogruppi di lavoro connessi tra loro perché molte epilessie farmaco resistenti sono causate da malformazioni cerebrali le quali al loro volta sono determinate da mutazioni genetiche. 
È proprio sulla comprensione dei meccanismi dell’epilettogenesi che si concentra il lavoro dei ricercatori e delle ricercatrici del Laboratorio di Malattie neurologiche e neurochirurgiche, che si avvalgono di strumentazioni all’avanguardia che permettono di identificare i geni responsabili dell’epilessia. Nicola Specchio, Responsabile dell’Unità Operativa di Epilessie rare e complesse, ci spiega come.

Perché i bambini si ammalano meno di Coronavirus? Cosa può succedere in ambito terapeutico una volta acquisite queste conoscenze?
E’ una delle cose che studiano nel Laboratorio di Immunologia clinica e vaccinologia, dove un gruppo di ragazzi e ragazze con esperienze internazionali si occupa di identificare diversi correlati di risposta protettiva sia alle vaccinazioni che alle malattie infettive.
Il laboratorio svolge attività di ricerca importante in ambito internazionale collaborando con istituti prestigiosi sia nell’ambito dell’infezione da HIV pediatrica sia in ambito vaccinologico.
Paolo Palma, responsabile dell’Unità di Immunologia clinica e vaccinologia, ci spiega come gli studi sulla reazione del nostro organismo al vaccino permetteranno in un prossimo futuro di andare a personalizzare l’intervento vaccinale, soprattutto nelle popolazioni a rischio.

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